Cari amici,
dopo la mia presa di posizione sulla questione ROM (mia e di Giulio Gallera, tengo a precisare), mi sono arrivate molte parole di solidarietà. Molti di voi mi hanno anche scritto…Ringrazio tutti per l’attenzione con cui seguite il mio lavoro e per l’apprezzamento.

Pubblico qui di seguito due fra le lettere più significative. Le lettere sono firmate con nome e cognome ma, per comprensibili ragioni di privacy, le pubblico con le sole iniziali. Grazie ancora a tutti e vi prometto che, per la sicurezza di tutti, cercherò di proseguire su questa strada di “tolleranza zero”.

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Caro Carmine quello che tu scrivi è dettato da un sano pensiero, sappiamo bene quanto i nomadi siano un ”tumore maligno” nel corpo di una persona o meglio di una società civile, quindi come tutte le forme tumorali va estirpata all’origine con un taglio netto. Queste ” persone” non vogliono rispettare la legalità e la parola ”legalita” è una parola sconosciuta a tutti. Qui sono e si sentono nel paese dell’illegalità dove delinquere, rubare, commettere reati per loro è la norma tanto sanno che non verranno o quanto meno vengono puniti con il minimi delle pene. Poi pensiamo alle spese sanitarie di questa gente, che vanno a gravare i bilanci di ogni comune, provincia o regione che sia perchè come paese civile gli viene garantita la struttura sanitaria non ultima quella ospedaliera. Ti cito un fatto di cui sono stato testimone in prima persona. Un cittadino italiano che paga le tasse, che lavora onestamente, che alleva una famiglia si vede rifiutare un posto in ospedale per delle cure ”s a l v a v i t a” ma costretto a iscriversi ad una lista di attesa mentre questa gente arrivata in ospedale con boria, arroganza e la strafottenza di cui sono animati hanno preteso le cure ed il ricovero ottenendo sia l’uno che l’altro. Evviva la giustizia!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Un abbraccio
A. C.

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Caro Vice Presidente della Commissione Sicurezza, apprezzo e gradisco ogni informazione che riguarda la città dove vivo da oltre 36 anni. Inoltre sapere cosa pensano, scrivono e decidono le persone che cercano di risolvere i problemi della sicurezza fa sì che alle prossime elezioni il mio voto vada nella giusta direzione e non a chi rema contro. Per quanto riguarda l’episodio in questione ossia gli scontri di via Triboniano, per quel che può contare, vorrei farti conoscere la mia opinione che poco si discosta dalla tua. Chi ancora crede nell’integrazione dei cosiddetti ROM si illude come si erano illusi gli amministratori comunali con, in testa, Aldo ANIASI fin dal 1968. Sono certo che saprai che in quegli anni l’Opera Nomadi convinse il Comune a tentare l’integrazione creando per la prima volta un insediamento di zingari o sinti che dir si voglia nella zona compresa tra via Villapizzone e via Emilio Bianchi. Secondo l’intenzione dell’Opera Nomadi i rom avrebbero dovuto lavorare per le ferrovie e valorizzare quella zona di Milano. Quello che poi è successo non è storia ma è cronaca nera, che più nera, non si può definire.  Ho validi motivi in parte documentabili che una integrazione c’è stata ma alla rovescia. Tanti ragazzi della zona già dediti alla criminalità hanno implementato l’attività associandosi ai coetanei del nuovo insediamento. C’è stato anche qualche matrimonio tra qualche milanese d.o.c. regolare con qualche zingara. Dopo poco tempo il milanese è stato arrestato ovviamente per spaccio di droga. Da tale promiscuità si è poi passato in breve dai piccoli reati allo spaccio organizzato di droga (la via Emilio Bianchi veniva chiamata “Il Fortino della droga”), nonché al tentativo, fallito ma cruento, di soppiantare i grossi malavitosi operanti nella zona. Ciò premesso se errore c’è stato nel concedere spazio e servizi sia in via Negrotto che in via Triboniano sarebbe ora di rimediare allontanando gli occupanti e lasciandoli al loro destino. Ciò detto nessuno potrebbe impedire loro di integrarsi singolarmente con le proprie forze come d’altronde fanno già altri immigrati di diversa etnia che approfittano delle favorevoli possibilità che la metropoli offre loro. Non voglio tediarti oltre e ti saluto cordialmente.
S. C.