Torniamo ancora una volta, ahimé, sul tema della sicurezza partecipata. Ci ritorno perché sto notando con rammarico che a Milano, ad esempio, si sta facendo ancora una grande confusione in merito. Leggo in particolare di vigilantes che, dopo le recenti aggressioni, scorteranno i gay, e questo purtroppo senza conoscere cosa dice al proposito la normativa dello Stato italiano. L’iniziativa, lo dichiaro subito, potrebbe essere in sé lodevolissima. Le aggressioni ai gay, come a qualsiasi persona, sono inaccettabili e indegne di una società che vuol dirsi civile. Per cui, ripeto, l’iniziativa potrebbe essere buona, soprattutto se fosse estesa a chiunque.

Ma…c’è un “ma”, grosso come una casa. Prima di tutto bisogna sapere che la tutela della persona, per legge, spetta allo Stato. Inoltre, siamo proprio sicuri che le persone chiamate a svolgere questo delicato ruolo siano le più idonee? Siamo proprio sicuri che dietro ai tanti che vogliono darsi arie da vigilantes, alle tante organizzazioni private che si spacciano come “tutori dell’ordine” vi siano realtà approvate e autorizzate dal Prefetto come vuole la legge Maroni?

Perché, diciamo le cose come stanno: prima della legge Maroni vi era un alveare di associazioni, gruppi o corporazioni che si dichiaravano pronte e brandire la fiaccola della sicurezza. Poi, quando appunto la legge ha messo ordine in questo Far West, molti si sono dileguati. O perché non in regola con gli standard dettati dalla legge o perché palesemente inadeguati.

E così ci ritroviamo a dover fare i conti con alcune realtà dedite alla sicurezza non autorizzate, al cui interno vi è un alto tasso di persone non idonee.

Non vorremmo che chi si è messo in regola venga escluso escluso dall’attività che gli compete e chi invece ha trovato l’escamotage per non essere controllato, goda dei benefici di chi fa veramente volontariato!

Insomma, com’è costume in Italia, “fatta la legge gabbato lo santo”. Ma noi rimaniamo convinti che leggi vadano osservate. E’ stata fatta una legge che regolamenta la sicurezza partecipata? Bene, che sia rispettata e che si faccia in modo che chi vuole occuparsi di sicurezza si sottoponga al monitoraggio e al controllo delle autorità competenti, iscrivendosi nell’apposito registro previsto in prefettura. Se così non è, allora è stato anche inutile impegnare il Parlamento ad approvare una legge che, come avviene spesso nel nostro Paese non viene rispettata. Ma noi, che siamo nel giusto e che condividiamo lo spirito e la lettera di questa legge, faremo di tutto per farla rispettare.