Pubblico alcune brevi e interessanti riflessioni di Giorgio Calderaro , attento lettore del blog è già autore di un post sullo stato dell’economia italiana, che prendono spinto dall’esito delle recenti elezioni regionali per sottolineare l’esigenza di un uso più attento delle risorse pubbliche e di una valorizzazione del contesto istituzionale che ne risponde.

Esigenza che appare sempre più pressante alla luce della seconda parte dell’inchiesta su Mafia Capitale che testimonia lo scempio sistematico dei ruoli istituzionali e il vergognoso sperpero del pubblico denato, anche nel caso di rilevanti emergenze sociali come quella dei migranti, a fini di arricchimento personale di politici, burocrsati, pseudoimprenditori e malavitosi, accomunati da uno scellerato patto criminale.

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Quando l’economia tirava, potevamo permetterci assunzioni clientari nella macchina pubblica, normative ipertrofiche / bizantine / inefficaci, debito pubblico ad espansione continua, mazzette a gogo e generalizzate a finanziare la casta. L’economia andava: basta un po’ di teatrino per tranquillizzare le “pance”, e poi i politici da una parte e il business dall’altra, indisturbatim potevano fare quello che volevano.

Oggi quello scenario è finito, l’economia non riuscirà neanche in 20 anni a tirare come prima, soldi non ce ne sono più e per molto tempo non ce ne saranno più. Non ce ne sono più per consentirci ancora lo scempio di risorse pubbliche di una volta. Prima ancora di decidere se preferiamo politiche di sinistra (=attente al sociale ed alla redistribuzione) o di destra (=arricchimento individuale senza interesse per le istituzioni) c ocorre ri-confinare le istituzioni all’interno di un perimetro compatibile con le risorse disponibili e con un livello minimo di efficenza ed efficacia.

Nessuno ha capito che avere istituzioni che funzionano non è né di destra né di sinistra: è soltanto indispensabile per qualunque politica si voglia poi fare, sia di destra che di sinistra. Pertanto non mi stupisco che Alfano dica che il governo fa cose di destra e che Renzi dica che il governo fa cose di sinistra.

I risultati elettorali, con il successo di Zaia e di Toti, hanno fatto impazzire centristi e sinistre: I primi cercano di corsa di ricollocarsi, vedendo nel fantasma di Berlusconi un futuro ricco di incarichi e vitalizi. I secondi, contenti della sconfitta del PD a Genova, rialzano la testa nei confronti di Renzi vantando un potere di ricatto.

Ma la realtà è un’altra: in Veneto ha vinto Zaia, non il centro destra. In Liguria ha perso Burlando, con le sue inefficienze come in occasione delle alluvioni, e non Renzi.

Non è vero che il centro vinca: vince la Lega, che parla sempre più solo alle pance. Vince M5S, che si presenta come forza pulita. Perde il PD se si fa condizionare da quella sinistra complice delle inefficienze dello stato di cui sopra, se non controlla meglio la credibilità della classe dirigente locale, se rallenta sul percorso di rottamazione della casta (incompatibilità, comuli di cariche, pensioni su contributi figurativi, ecc), sul percorso di facilitazione dell’attività imprenditoriale (adempimenti burocratici fiscali), sulla via della semplificazione burocratica (= vita migliore per cittadini ed imprese e riduzione dei nostri tipici regolamenti cafkiani).

Ecco la visione: dateci delle istituzioni che funzionano a costi compatibili!

Solo dopo parleremo di politica.
Giorgio Calderaro