(1) – Berlino, Alfano al vertice con la Merkel

Il segretario nazionale del Pdl, Angelino Alfano, ed il responsabile affari internazionali del partito, Franco Frattini, sono a Berlino per prendere parte alla cerimonia organizzata dalla Fondazione Konrad Adenauer in occasione del 10/mo Anniversario dell’introduzione dell’euro come moneta unica europea.

Alla cerimonia e’ previsto un saluto di benvenuto del Presidente della Fondazione Adenauer Hans-Gert Poettering ed un discorso del Cancelliere tedesco Angela Merkel.

La visita di Alfano e Frattini a Berlino prevede colloqui con alcuni esponenti della Cdu tra cui il Segretario Generale Hermann Groehe, il Presidente della Commissione Esteri del Bundestag Ruprecht Polenz, il Presidente della Commissione Affari Europei al Bundestag Gunther Krichbaum, e Peter Altmaier uno dei responsabili del gruppo parlamentare della Cdu.

Gli incontri, si legge in un comunicato del Pdl, saranno un’utile occasione di approfondimento e confronto sui temi della crisi e della governance europea, anche rispetto alla mozione unica a sostegno della politica europea dell’esecutivo che il Parlamento nei prossimi giorni sara’ chiamato a votare.

Sciopero dei tir/Alfano: occorre ripristinare subito la legalita’

”E’ di tutta evidenza, dinanzi alla gravita’ assoluta ed inaccettabile degli eventi di questi giorni, che il Governo intervenga in modo indifferibile, immediato e risolutivo al fine di restituire a tutti i cittadini il diritto al lavoro e a condurre una vita regolare, ordinata e civile. Il Pdl e’ determinato a sostenere il ripristino della legalita’, condizione necessaria per affrontare, un minuto dopo, i temi della protesta attraverso l’ascolto di tutte le categorie”. E’ quanto dichiara il segretario politico del Pdl, Angelino Alfano.

(2) – Analisi/Tutti buoni con i professori e i “media” annegano nella melassa

Annunciano le cronache che il presidente del Consiglio e’ stato seguito da due milioni di spettatori durante il suo intervento nel programma domenicale di Lucia Annunziata. Gli stessi toni trionfanti hanno mostrato qualche giorno prima i resoconti dopo l’apparizione del premier alla trasmissione di Fabio Fazio. E sempre le stesse note benevole risuonano ogni volta, e sono tante queste volte, che un membro del Governo dei professori si reca in qualche canale televisivo. Dati normalissimi vengono propugnati e diffusi come fossero altrettanti record. Il Governo che doveva concentrarsi soltanto sulle sedute, anonime e informali, di lavoro, quasi altrettante riunioni di un grigio consiglio d’amministrazione, si e’ rivelato teso invece all’apparire, al manifestare, al comunicare. Una sorpresa per gli osservatori di parte ma non per chi sa bene quanto sia importante chiarire ogni volta l’azione di governo. Solo che stavolta, a differenza del Governo precedente, e’ cambiato radicalmente lo scenario. Gli stessi giornalisti che gridavano a tutta voce allo scandalo e all’occupazione intensiva dell’etere da parte del Presidente Berlusconi, ora fanno a gara per invitare nei salotti televisivi i membri del Governo e più ne hanno, più sono contenti. Anche le domande che sono o dovrebbero essere sempre pepate e insidiose, conoscono stavolta una eccezione: sono domande felpate, soffici, rotonde, morbide, superedulcorate. Niente più traccia di veleni polemici, niente più inviti al giornalismo aggressivo, di battaglia contro quel “regime” che mai c’e stato ma che tanto, tanto comodo faceva nel fingere che ci fosse. Il mondo e’ davvero cambiato. In meglio per il Governo dei professori. E tutto e’ avvenuto in 65 giorni, 65 giorni miracolosi. La trasmissione sfora sui tempi previsti? Il telegiornale magari deve ritardare? Bene, non si tratta mica di intervistare il cattivo Berlusconi e allora, che male c’è se un buon ministro tecnico ci mette un po’ piu’ di tempo a spiegare le cose cosi’ importanti per il Paese? Si navigava nel fiele e ora si naviga nel miele. Le onde violente di prima non ci sono più, il mare da forza dieci e’ passato a un maretto bonario adatto ai pattini e ai pedalo’. Effetti della luna di miele o di una parola d’ordine silenziosa, quasi un passaparola? E come si posizionerà questo atteggiamento dei “media” di fronte alla marea montante di proteste contro le scelte dei tecnici? Si tornerà al confronto, al dibattito e alla discussione? Oppure annegheremo tutti quanti dolcemente nella melassa?

(3) – Liberalizzazioni si deve fare di meglio

Alfano lo aveva detto con grande chiarezza: “Più ampie e forti saranno le liberalizzazioni e più il governo otterrà il nostro sostegno. Noi confidiamo che ci possa essere davvero un progetto di liberalizzazioni che servano a far arrivare qualcosa in tasca ai cittadini. I cittadini dalle liberalizzazioni non devono avere uno slogan ma servizi che costano di meno e anche migliori“. Il Pdl, col suo piano per lo sviluppo, si è fatto carico delle diffuse perplessità su un decreto che appare fragile e soprattutto lacunoso.

Tanto per essere chiari: la crescita economica non si stimola colpendo solo tassisti, farmacisti e notai. Quello di cui ci sarebbe stato bisogno non è di nuove regole per tutte quelle categorie, ma di ‘liberalizzare” a tutto tondo, attuare dei provvedimenti strutturali i cui effetti si dispieghino non tanto nel lungo periodo, quanto soprattutto nell’immediato.

Solo così sarebbe possibile dare una boccata d’ossigeno all’economia. Sono altri i settori di cui il Pdl ritiene sia necessaria la liberalizzazione, e in questa scala di priorità i taxi e le farmacie sono agli ultimi posti. In cima, invece, ci sono le politiche energetiche: per stimolare la produzione delle imprese e i consumi, ad esempio, bisogna migliorare la qualità dei servizi offerti e non aumentare il peso delle bollette.

La ricetta del Pdl è chiara: semplificare le normative del settore e agevolare il passaggio degli utenti da un operatore all’altro.

In più, bisogna migliorare le infrastrutture energetiche per ridurre i costi del sistema e dare nuovi poteri all’Autorità per l’Energia elettrica e il gas al fine di facilitare il rispetto delle normative comunitarie. Allo stesso modo il Pdl ritiene essenziale la liberalizzazione dei trasporti ferroviari, con la separazione fra la rete e il vettore che opera i trasporti, per raggiungere gli standard di concorrenza di un mercato veramente aperto.

Così come nel settore idrico è indispensabile, nonostante l’esito di referendum sciagurati e demagogici, ritornare all’apertura ai privati, mentre anche su banche e assicurazioni si attendono interventi incisivi.

  • Il Pdl, comunque, è in linea di principio favorevole sulle liberalizzazioni, anche se non può certo accogliere l’invito di Monti a non toccare in alcun modo il decreto, e in Parlamento presenterà le sue modifiche.

C’è un’ultima questione da porre al governo: come mai le liberalizzazioni sono state fatte per decreto, cioè con la massima velocità e urgenza dopo un confronto sommario con le categorie interessate, mentre sulla riforma del mercato del lavoro si è deciso di procedere con un semplice disegno di legge, che avrà necessariamente tempi lunghi?

Si sono usati, in tutta evidenza, due pesi e due misure, e questo è difficilmente accettabile.

Crisi/Crosetto: ridicoli commenti euforici, aspettare marzo

”E ridicolo sentire i commenti euforici sui dati dello spread di oggi. Siamo tutti contenti, ma non vanno ingannati i cittadini, nascondendo che i valori di gennaio non sono significativi perche’ le scadenze di gennaio sono molto basse. Per poter tirare un sospiro di sollievo bisognera’ aspettare febbraio e marzo quando le scadenze torneranno ad essere rilevanti”. E’ quanto dichiara il deputato del Pdl, Guido Crosetto.

(4) – Liberalizzazioni, una carezza solo per banche e assicurazioni

Dalle liberalizzazioni di Mario Monti, due settori sono usciti con poco più che una carezza: banche e assicurazioni. Eppure, soprattutto il primo, hanno molte responsabilità nelle crisi mondiali di questi ultimi quattro anni. Ed entrambi sono passaggi (o pedaggi) obbligati per la vita quotidiana delle famiglie: certo molto più di tassisti, farmacisti, notai.

La Banca d’Italia ha appena reso nota un’indagine sui costi bancari italiani: calano quelli delle operazioni allo sportello ma aumentano, anche a doppia o tripla cifra, le commissioni sui bancomat o le spese per la tenuta dei fidi, questi ultimi indispensabili per le famiglie e soprattutto per le piccole imprese.

Ciò che è più grave aumentano i tassi per mutui e prestiti ma soprattutto è in netto calo la concessione di credito alle famiglie (del 20 per cento) e alle aziende (del 15 per cento). Se nel primo caso si può dare la colpa anche alla minore richiesta a causa della crisi, nel secondo il motivo è esattamente opposto: la crisi richiederebbe più credito, ma le banche chiudono i rubinetti.

Eppure la Bce ha messo a disposizione del sistema bancario europeo quasi 500 miliardi di euro, e di questi circa 120 miliardi sono stati erogati a banche italiane; che in gran parte li tengono ancora parcheggiati nei forzieri di Francoforte. Le liberalizzazioni potevano colpire anche in questo settore? Certamente sì; ma si è preferito agire solo sui “conti base”, in gran parte quelli che lo stesso governo ha obbligato ad aprire per il deposito delle pensioni.

Eppure in questi ultimi anni le banche sono state le grandi beneficiarie della crisi. Secondo i dati di Deutsche Bank e SocGen, i salvataggi diretti bancari sono costati in tutto il mondo 3.442 miliardi di euro, per due terzi negli Usa. Mentre se si fosse agito tempestivamente evitare il contagio greco avrebbe comportato un esborso di 167 miliardi. Due pesi e due misure – grande rigore per le popolazioni, occhio di riguardo per il sistema bancario – che neppure il governo Monti ha pensato di invertire.

Stesso discorso per le assicurazioni. La scatola nera e gli sconti in caso di riparazioni dirette non sono liberalizzazioni: si tratta di offerte commerciali che le compagnie praticano da tempo, peraltro a fronte di un costo delle polizze che è tra i più alti d’Europa. Eppure non si può dire che le aziende assicuratrici siano ben gestite, come dimostra il mezzo fallimento di Fondiaria-Sai. Al quale si è rimediato non con una soluzione di mercato, ma con un salvataggio pilotato ad opera di Unipol, il colosso delle Coop (rosse) che così si troverà a gestire gran parte del business assicurativo.

Tutte operazioni di cartello che potrebbero avere un senso solo se si obbligano banche e assicurazioni ad aiutare le famiglie e il sistema produttivo: non gratis certamente, ma con tassi e costi europei. Ma a quanto pare qui si continua a chiudere un occhio, anzi due.

Liberalizzazioni/Bondi: abolire tutte le authority

”Dobbiamo ammettere che in Italia l’esperienza delle Authority non è stata per nulla positiva. Anzi, è accaduto che una pletora di nuove strutture amministrative e di regolamentazione, tanto burocraticamente farraginose e costose quanto inconcludenti, ha finito per sovrapporsi ad una selva di leggi, di poteri politici, amministrativi e giudiziari le cui decisioni solitamente si annullano reciprocamente. Il risultato finale sia la paralisi di qualsiasi decisione e la totale irresponsabilità del potere politico e democratico”. ”Per queste ragioni, ritengo – ma si tratta di un’opinione del tutto personale – che l’Italia beneficerebbe dell’abolizione di tutte le authority esistenti”.

(5) – Governo politico e dei professori la continuità c’è ed è innegabile

Esiste una continuità politica che all’estero viene riconosciuta , con sfumature sempre più evidenti, tra il governo politico di Silvio Berlusconi e l’esecutivo in carica . L’ultima apertura dell’Amministrazione americana all’Italia e al suo ruolo costruttivo a difesa dell’Eurozona , in vista dell’incontro tra Monti e Obama del 9  Febbraio , segnala la consapevolezza degli Stati Uniti che , senza la politica del rigore sui conti pubblici applicata dal governo Berlusconi , l’azione di riforme strutturali dell’Esecutivo tecnico non sarebbe potuta decollare .

La necessità che il nostro Capo dello Stato ha sentito in questi mesi di chiamare le forze politiche al dialogo , per concedere a Monti quelle condizioni di “ neutralità “ che non furono mai garantite al governo scelto dai cittadini , ha finito per fare breccia tra i partner europei e persino Oltreoceano.

In realtà la fedeltà atlantica , gli impegni internazionali mantenuti dal nostro Paese anche in anni di pesante crisi economica , stanno a dimostrare che lo sforzo politico e diplomatico che Berlusconi ha garantito, possono dare oggi i frutti migliori. E non è un caso che l’attuale presidente del consiglio , nelle numerose dichiarazioni pubbliche, ricordi sovente gli elementi di continuità che legano la politica estera italiana alla miglior  tradizione europeistica e atlantica.

Non si tratta di una semplice questione di fair play ma di una sottolineatura che Monti vuole dare alla continuità e al rafforzamento del ruolo italiano in Europa e nei confronti degli alleati storici del nostro Paese. Poco importa se il “provincialismo “di certa stampa domestica, o la miopia di una certa sinistra stentano a riconoscere ciò che appare sempre più chiaro a Bruxelles come  a Washington .

Cicchitto: la politica riprenda il percorso della coesione sociale

”Il Cardinal Bagnasco ha posto alle forze politiche un problema di fondo: esse possono riconquistare un ruolo significativo se si muovono in autonomia da quella finanziarizzazione dell’economia che sta provocando danni pubblici. Senza forzature ideologiche, e’ indispensabile che le forze politiche riprendano il percorso fondato sulla coesione sociale insito nell’economia sociale di mercato che certamente ha avuto varie versioni ma che si fonda sul tentativo di coniugare insieme il mercato con la dimensione sociale”.

(6) – Le proteste non sono più le stesse

Come erano le proteste all’epoca del governo Berlusconi? Colorate, pacifiche, animate da giovani e donne, e ovviamente imponenti. I politici della sinistra facevano a gara nell’arrampicarsi sui tetti delle facoltà universitarie e nel cantare Bella Ciao. I collegamenti con i talk show di Santoro, Travaglio, Floris, Lerner e soci erano garantiti e permanenti: la piazza si trasferiva immediatamente negli studi televisivi. E ovviamente aveva sempre ragione.

Come sono le proteste contro il governo Monti? Irresponsabili, corporative, infiltrate dalla mafia o anche dall’estrema destra, contrarie agli interessi dell’Italia e dell’Europa. E naturalmente illegali. Due termini impazzano: “corporazioni” e “rendite di posizione”. Chi protesta oggi, lo fa solo per questo.

Ieri, nell’era Berlusconi, perfino le manifestazioni più violente – come quelle del 15 ottobre o del dicembre 2010 a Roma – erano “guastate da pochi facinorosi”, normalmente “infiltrati” (da chi?). Oggi invece sono tutte indistintamente brutte sporche e cattive. Tassisti, camionisti, farmacisti.

Sia chiaro: non ci piacciono i camionisti che bloccano le strade e non ci impressionano più di tanto i notai che minacciano di rinviare i rogiti, i due estremi dell’Italia protestataria di oggi. Ma ancora di più ci sembra ridicolo l’atteggiamento dei media di sinistra. I Lerner, i Santoro, i Di Pietro e i Vendola che non si lasciavano sfuggire neppure una barricata, oggi sono diventati tutti ordine e distintivo.

Quando i professori mandavano in piazza gli studenti contro la riforma della scuola, era un grande fatto democratico. Se poi le donne occupavano piazza del Popolo, allora era una grande festa, cui non mancavano bambini in carrozzina e palloncini colorati. E come, sempre pochi mesi fa, non dare spazio e ragione agli “indignados” di ogni specie? Proibito, però, indignarsi oggi contro Monti. In questo caso – come ha inconfutabilmente dimostrato ieri sera Gad Lerner, ci sono di mezzo la mafia e i fascisti. Insomma: non disturbate il manovratore.

(7) – “Lavoro, perplessi sui tempi lunghi”

”E’ ragione di fortissima perplessita’ il fatto che si seguano due criteri diversi per cio’ che riguarda le liberalizzazioni e cio’ che riguarda la riforma del mercato del lavoro. Nel primo caso la massima velocita’ e urgenza, con un decreto malgrado la complessita’, l’eterogeneita’ e la corposita’ della materia, nel secondo caso un disegno di legge in tempi inevitabilmente assai lunghi. Comunque sulle liberalizzazioni noi siamo in linea di principio favorevoli, ma e’ evidente che – decreto o non decreto – alcune materie richiedono modifiche”. Lo afferma in una nota il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto.

Lavoro/Gasparri: ma sulle liberalizzazioni usato altro metodo

”Prendiamo atto che il presidente del Consiglio Monti ha chiarito il metodo con il quale intende procedere in materia di riforma del mercato del lavoro. Nessun decreto, ma confronto con i partiti e le parti sociali. Ma non possiamo non notare che su temi complessi come le liberalizzazioni si e’ proceduto in maniera ben diversa, con un decreto molto corposo e complesso”.

Lo afferma Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato. ”Oltre novanta articoli ampi e onnicomprensivi – prosegue – che rendono non breve il lavoro del Parlamento. Il Pdl e’ favorevole alle liberalizzazioni e le sosterra’ con convinzione. Gia’ da oggi riprenderemo comunque ad incontrare le categorie ed i mondi produttivi perche’ il testo possa essere migliorato.

E’ un diritto del Parlamento che intendiamo far valere, soprattutto sui punti in cui il governo Monti si e’ mostrato poco coraggioso verso i potentati o poco incline all’ascolto delle categorie”.

Lavoro/Napoli: ddl asimmetrico con decisionismo decreti

”Procedere con un disegno di legge nella riforma del mercato del lavoro, dopo un confronto giustamente approfondito con le parti sociali, crea una pericolosa asimmetria rispetto al decisionismo messo in mostra in materia di liberalizzazioni e di riforma delle pensioni”.

Lo dichiara il vice presidente dei deputati del Pdl, Osvaldo Napoli. ”Il presidente Monti – aggiunge Napoli – e’ certamente consapevole della necessita’ di salvaguardare quel bene essenziale che e’ la coesione sociale, come piu’ volte ha ricordato il presidente Napolitano. Per questa ragione – conclude il vice presidente dei deputati Pdl – avra’ l’accortezza di riallineare sul piano delle procedure parlamentari materie fra loro omogenee come le liberalizzazioni e la riforma del lavoro”.

Lavoro/Quagliariello, governo proceda con un decreto legge

La richiesta di sacrifici ha un senso ”se riguarda tutti, con la medesima sollecitudine”, e per questa ragione il vice capogruppo vicario dei senatori PdL, Gaetano Quagliariello, invita il governo a non procedere con un ddl sulla riforma del lavoro ”dopo aver investito” con un decreto il tema delle liberalizzazioni, per giunta con l’esplicito invito ad astenersi da modifiche in sede di conversione”: se non sara’ cosi’ ”non potranno non esserci conseguenze nell’atteggiamento delle forze politiche”.

Milleproroghe/ Ok dell’Aula al rinvio in commissione

L’Aula della Camera ha accolto la richiesta del relatore Donato Bruno di far tornare il decreto Milleproroghe nelle commissioni Bilancio e Affari costituzionali per un breve esame. Contro si e’ espressa solo la Lega. I deputati dell’Idv si sono astenuti. Il nodo resta quello delle pensioni. Il Pdl e’ infatti contrario all’aumento delle aliquote contributive degli autonomi approvato in commissione come copertura alle modifiche sui lavoratori precoci. Il provvedimento tornera’ in Aula mercoledì