(1) – Berlusconi: la sinistra vuole il Colle ma questa volta non lo permetteremo

“Il centrosinistra è ormai diviso su tutto e questo non meraviglia più nessuno. Come non meraviglia la vera e propria guerra scatenata intorno al Governo e alla Presidenza delle Camere con l’obiettivo di sempre: il Quirinale. Ma che qualcuno, per combattere questa guerra, faccia ricorso al centrodestra per farsene scudo, è addirittura grottesco. Quelle di cui parlano oggi i giornali sono solo beghe interne al Pd, inventate per mascherare l’eterna lotta di potere che, oggi come ieri, ha sempre caratterizzato la sinistra. Manovre meschine e strumentali che rivelano, una volta di più, quelle radici antiche che affondano in una ideologia mai rinnegata, e che ancora inquina quello schieramento.Per il Quirinale, il centrodestra non ha bisogno di chiedere a nessuno, e tanto meno alla sinistra, “candidati in prestito”, perché, dopo tanti Presidenti di un solo colore, ha invece diritto a rivendicare un candidato diverso e di altra estrazione”. È quanto dichiara il leader del PdL, Silvio Berlusconi.

Schifani: Bersani è scorretto, io non ero alla manifestazione

 “Prendo atto purtroppo che la foga e la scarsa lucidita’ della campagna elettorale hanno indotto l’onorevole Bersani ad affermare cose non vere”. Cosi’ il Presidente del Senato, Renato Schifani, in una nota.

“Forse ingannato da qualche giornale, interessato come non mai a travisamenti faziosi della realta’ politica, il segretario del Pd – aggiunge il presidente Schifani – mi ha mosso ingiustamente la grave accusa di aver partecipato, nella mia qualita’ di seconda carica dello Stato, a quella che lui chiama occupazione degli uffici giudiziari di Milano. Siamo di fronte ad una dichiarazione falsa ed offensiva in quanto il sottoscritto, proprio per il rispetto alle Istituzioni che il proprio ruolo impone, non ha partecipato alla manifestazione al Palazzo di giustizia di Milano, mentre ha preso parte, esclusivamente, alla riunione dei parlamentari neo eletti del Pdl che si e’ tenuta nel corso della mattinata di ieri, presso la Camera di Commercio milanese”.

“Dal segretario di un importante partito italiano – conclude – mi sarei aspettato piu’ correttezza, responsabilita’ e un maggior rigore delle doverose verifiche e non la superficiale e non veritiera contestazione di fatti a me attribuiti attraverso la semplice lettura di alcuni quotidiani nazionali, tra l’altro in contraddizione tra loro”.

(2) – “Basta con l’uso politico della giustizia”

“I ripetuti comportamenti processuali di una parte della magistratura, che e’ mossa da un pregiudizio politico, non sono piu’ tollerabili. La magistratura si e’ trasformata da ordine dello Stato in un potere assoluto, onnipotente e irresponsabile. I magistrati si sono costituiti in correnti con chiaro orientamento ideologico e politico”. Cosi’ Silvio Berlusconi in una lunga intervista che il settimanale Panorama pubblichera’ nel numero in edicola da domani. “Non si puo’ piu’ consentire che nei confronti di un protagonista politico di centrodestra possano scendere in campo pm appartenenti alla stessa corrente di sinistra e che poi anche il collegio giudicante sia composto da due o addirittura tre giudici appartenenti alla sinistra. Con me ci si e’ sempre comportati cosi’ e le conseguenze si continuano a vedere – prosegue il leader del Pdl”.

Per Berlusconi la “lotta in Parlamento” su questi temi “sara’ una battaglia combattuta per ottenere, naturalmente, le stesse garanzie per gli esponenti politici della sinistra. E’ una battaglia che non si puo’ perdere, se non si vuole che l’Italia continui a essere un Paese in cui nessuno che si dedichi al servizio della politica possa vivere sereno. Questa sacrosanta battaglia, cosi’ indiscutibilmente giusta dopo cio’ che e’ capitato a me in questi 20 anni, e’ una battaglia che vinceremo in nome della democrazia, in nome dello Stato di diritto, in nome della liberta’”. “Ero talmente sicuro di poter essere presente in aula”, continua Berlusconi nell’intervista, “prima di essere costretto a curarmi al San Raffaele, da aver pensato al testo di una mia dichiarazione spontanea. Ai giudici avrei detto: ‘Il buon senso vorrebbe che io fossi altrove, a rappresentare gli interessi di 9 milioni di elettori. Invece sono qui, da cittadino offeso e indignato per una sentenza di primo grado che puo’ essere considerata solo una sentenza costruita espressamente contro di me perche’ capovolge la realta’, offende il buon senso e cancella il diritto’…”.

“Corre voce che nel palazzo di giustizia di Milano si parli espressamente e senza vergogna di una ‘operazione Craxi 2′. Non sono riusciti a eliminarmi con il mezzo della democrazia, le elezioni, e ora tornano a provarci attraverso questo uso della giustizia a fini di lotta politica. Sanno che sono io il vero ostacolo sulla strada della sinistra”. “Ora, anche se i miei avvocati sono di contrario avviso, io non voglio credere -aggiunge l’ex premier- che i miei giudici stiano correndo verso una condanna prestabilita. Nonostante tutto mi aspetto ancora giustizia, almeno da questa corte”, dice riferendosi al processo sui diritti Mediaset. Berlusconi fa poi alcune riflessioni anche su Alessandra Galli, presidente del collegio. Con la sorella Carla, a sua volta giudice a Milano, e’ l’erede di Guido, il pubblico ministero milanese che fu una delle grandi vittime del terrorismo rosso: il 19 marzo 1980 un commando di Prima linea gli sparo’ tre colpi di fronte all’aula 309 della Statale di Milano, dove insegnava criminologia”.

“Conosco la terribile tragedia che ha toccato la dottoressa Galli. Spero non voglia emettere una sentenza assolutamente infondata perche’ contraria alla realta’: una sentenza che puo’ essere motivata soltanto da un pregiudizio politico che arrivi allo stravolgimento della realta’”. Soffermandosi sulle accuse lanciate dal senatore Sergio De Gregorio che ha denunciato a Napoli di essere stato corrotto con 3 milioni di euro per fare cadere il governo Prodi, dichiara:  “De Gregorio aveva preannunciato questo suo comportamento con piu’ visite a nostri parlamentari. Aveva detto di essere in grave difficolta’, di avere assoluto bisogno di 10 milioni di euro, in parte per pagare dei debiti ed evitare la bancarotta e in parte per recarsi in un altro paese e ricostruirsi una nuova vita e per evitare il carcere alla moglie. Alle risposte necessariamente negative dei nostri rappresentanti, se ne era andato sbattendo la porta e minacciando di raccontare ai pm, che insistevano in questa direzione, quelle menzogne che poi in effetti ha raccontato davvero per scampare alla prigione. Mi chiedo perche’, pur sapendo gia’ la risposta, i pm anziche’ chiedere il giudizio immediato non abbiano fatto le opportune investigazioni che avrebbero dimostrato fin da subito l’assurdita’ delle dichiarazioni di De Gregorio”.

“Questo – conclude – e’ il solito metodo usato ‘ad personam Berlusconi’ da 20 anni a questa parte da certi pubblici ministeri, ed e’ semplice: il testimone viene intimidito al punto di minacciarlo della privazione della liberta’; se e’ gia’ in carcere gli si promette la liberazione se accusa Berlusconi di qualche comportamento delittuoso e questo metodo, compresa la carcerazione preventiva, stanno usando non solo con De Gregorio. Anche su questo ho chiesto l’intervento del ministro. Questa malagiustizia va fermata”.

(3) – Il Pd giustizialista getta la maschera

“Le dichiarazioni di Maurizio Migliavacca, che si avventura sul terreno di assurde e inesistenti richieste di arresto ai danni di Silvio Berlusconi, sono inaudite e gravissime”. Lo afferma il portavoce del Pdl Daniele Capezzone.

“Migliavacca – aggiunge – scavalca l’Anm e sceglie una posizione incendiaria ed estremista. E’ questo il modo di raccogliere il monito di ieri del presidente Napolitano?”.

Fabrizio Cicchitto – ”E’ evidente che Zanda sul tema della incompatibilita’ e Migliavacca sotto il tema di una eventuale futura richiesta di arresto per Silvio Berlusconi vogliono incendiare la prateria riportando il dibattito su un terreno totalmente diverso da quello auspicato ieri dal presidente Napolitano. E’ evidente che ci troviamo di fronte alla irresponsabilita’ piu’ pura e alla ricerca di tutti i mezzi che possano consentire di avere un voto grillino all’ipotetico governo Bersani”.

Enrico Costa – ”Quello di Migliavacca, successore di Penati, e’ con evidenza un gravissimo invito ai magistrati di Napoli. Lo stile inconfondibile chiarisce bene il disegno politico giudiziario contro Berlusconi”.

Maurizio Gasparri – ”Dopo le sagge parole pronunciate da Napolitano ieri, dal Pd arrivano reazioni deliranti. Si oscilla tra annunci di voto favorevole ad un arresto di Berlusconi che nessuno ha chiesto, quasi che lo si sollecitasse, e una minaccia di voto sulla ineleggibilita’ di Berlusconi. Si tratta di una condotta irresponsabile che non e’ tollerabile e che rischia di creare una autentica deriva democratica. La nostra reazione sara’ durissima di fronte a comportamenti del Pd che ignorano le parole ed il ruolo di Napolitano”.

Mariastella Gelmini – ”Migliavacca ha i paraocchi come certi cavalli da corsa, ma attaccando Berlusconi va solo a sbattere. Miope atteggiamento di quella parte ancora comunista del Pd che vede il centrodestra come il diavolo e preferisce mandare al macero l’unica possibilita’ di riformare il Paese piuttosto che uscire dal proprio steccato ideologico”.

Maurizio Lupi – ”Non esiste nessuna richiesta di carcerazione per Silvio Berlusconi, e questo rende ancora piu’ gravi le parole del coordinatore della segreteria del Pd Maurizio Migliavacca quando dice che il suo partito voterebbe si’ all’arresto. Il suo sembra quasi un suggerimento a qualche solerte magistrato, inaudito in se’ e gravissimo, soprattutto dopo le parole del presidente della Repubblica, che si e’ detto preoccupato perche’ venga garantito al leader del Pdl di ‘partecipare alla complessa fase politico-istituzionale gia’ in pieno svolgimento’. Pensavo che il Pd conservasse quel senso di responsabilita’ istituzionale che in altri tempi ha dimostrato, evidentemente mi sbagliavo”.

Altero Matteoli – ”Migliavacca si e’ avventurato in una dichiarazione gravissima che non risponde al richiamo del Capo dello Stato. E’ quantomeno insensato ipotizzare espressioni di voto su una inesistente richiesta, a riprova che i vertici del Pd sono in stato confusionale ed operano per acuire lo scontro politico. Il Pdl impedira’ con ogni mezzo azioni lesive del voto degli italiani che hanno confermato consenso e fiducia a Silvio Berlusconi”.

Daniela Santanche’– “Maurizio Migliavacca getta la maschera e sotto c’e’ il compagno bolscevico che ha orrore delle liberta’ borghesi e degli accordi con le forze socialdemocratiche. Vergogna! Migliavacca continua ad ammiccare ai grillini allargando sempre di piu’ il solco tra Pdl e Pd. A rimetterci sono gli italiani ed il Paese. Con questo tipo di atteggiamento irresponsabile e di mentalita’antiquata e’impossibile pensare di fare le riforme”.

(4) – Quirinale, un messaggio forte e chiaro ai giudici

Avevamo visto giusto nell’individuare in Giorgio Napolitano “L’uomo saggio che abbiamo conosciuto, un interlocutore del quale ci fidiamo, che è anche presidente del Csm“. Parole di Angelino Alfano alla vigilia del colloquio di ieri al Quirinale; parole profetiche. Il presidente della Repubblica dopo l’incontro con il vertice del Popolo della Libertà – Alfano e i due capigruppo – ha convocato in serata al Colle il comitato di presidenza del Csm, una mossa senza precedenti. E alla fine ha diffuso un lungo comunicato il cui passaggio centrale è questo: “E’ comprensibile la preoccupazione dello schieramento che è risultato secondo, a breve distanza dal primo nelle elezioni del 24 febbraio, di vedere garantito che il suo leader possa partecipare adeguatamente alla complessa fase politico-istituzionale già in pieno svolgimento, che si proietterà fino alla seconda metà di aprile“. Ovviamente Napolitano ha anche espresso rammarico per la manifestazione del Pdl al Tribunale di Milano, ma contrariamente a quanto molti affermano oggi non ha affatto voluto dare “un colpo al cerchio e uno alla botte“. Pensare questo del capo dello Stato è offensivo, anche perché egli è del tutto libero e consapevole delle iniziative che prende. La convocazione dell’ufficio di presidenza del Csm è appunto la più forte e inusuale, ma egualmente significativo è il comunicato scritto di suo pugno, nel quale rinnova l’invito al “rispetto reciproco tra magistratura e politica” e indica nel “più severo controllo di legalità un imperativo assoluto dal quale nessuno può sentirsi esonerato” (non è certamente il caso di Silvio Berlusconi, dal 1994 ad oggi sottoposto ad un record di indagini e processi dai quali non si è mai sottratto). Ma con altrettanta fermezza Napolitano definisce “un’aberrante ipotesi che vi siano manovre tendenti a mettere fuori gioco uno dei protagonisti del confronto democratico e parlamentare”.

Naturalmente il linguaggio quirinalizio è di per sé istituzionale, diplomatico e fatto di auspici, inviti, sospetti negati per il solo fatto che esistano. Ma ciò che conta è la sostanza, e definire “aberrante” un’ipotesi non significa solo escluderla, ma ancora di più impedirne l’attuazione dalla cattedra più alta, quella di garante della Costituzione, nonché di presidente del Csm. Non solo. il presidente della Repubblica conferma e sottolinea che il Pdl, e Berlusconi in persona, sono il secondo schieramento italiano “a breve distanza dal primo“, e che il ruolo del centrodestra e del suo leader sono cruciali per la formazione del governo e per la vita democratica del Paese: di più, la adeguata partecipazione a questa fase politico-istituzionale che si proietterà fino alla seconda metà di aprile, deve essere garantita. Va infine sottolineato, e Napolitano ne dà atto, che il Pdl attraverso Alfano e i capigruppo non ha esercitato sul Quirinale nessuna pressione, non ha chiesto nulle né poteva e doveva farlo. Il presidente ha agito di sua iniziativa, esprimendo valutazioni e preoccupazioni molto approfondite e ponderate. In altri termini, si è confermato “l’uomo saggio e l’interlocutore fidato che abbiamo conosciuto“, e che continuiamo a riconoscere. Non altrettanto, dovremmo aggiungere, la sinistra. Basta leggere i commenti di Repubblica e del Fatto, e certe frasi di una parte del Pd.

Casson (Pd): per buon senso no alla visita fiscale

”La visita fiscale si dispone davanti a una situazione di prescrizione o se si ha la sensazione di essere presi in giro. Ma in alcuni casi non mi sembrava si fosse vicini alla prescrizione, il buon senso poteva far attendere e aspettare una settimana senza fare nulla di grave”. Lo dice Felice Casson, senatore del Pd ed ex magistrato, a ‘La telefonata’ su Canale 5 riferendosi alla visita fiscale disposta nei confronti di Silvio Berlusconi ricoverato all’ospedale San Raffaele di Milano.

(5) – Pd/Pensare di estrometterci è una follia

La lunga nota di Napolitano dopo gli incontri prima con i vertici del Pdl e poi con quelli del Csm ha, almeno in parte, rasserenato il clima dopo la turbolenta giornata di lunedì, confermando che in questa convulsa fase politica l’unico vero punto di equilibrio resta il Capo dello Stato. Il quale, certo, non ha risparmiato bacchettate al Pdl per la manifestazione davanti al Tribunale di Milano, ma il resto del suo intervento è andato dritto al cuore del problema sollevato da Alfano.

Non solo, infatti, sono state riconosciute le preoccupazioni espresse dal segretario pidiellino, ma il Colle ha anche richiamato i magistrati a garantire a Berlusconi di poter partecipare alla “complessa fase politico-istituzionale” che si aprirà venerdì con l’insediamento delle nuove Camere, di fatto indicando anche la data: fino a tutto aprile. Ovvero, fino all’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Un messaggio forte e chiaro ai giudici, un implicito invito a non usare le aule di giustizia per estromettere preventivamente dai giochi il leader che ha portato il centrodestra a un soffio dal successo elettorale. Insomma, Napolitano ha ristabilito la verità e ha insieme riconosciuto al Pdl la valenza di partito votato da milioni di italiani. Anche Bersani ha da ieri molti motivi per riflettere: il suo tentativo di emarginare dallo scacchiere politico e istituzionale il centrodestra, rispolverando un grottesco “arco costituzionale” da cui tener fuori il Pdl come nella Prima Repubblica accadeva per il Msi, è stato sconfessato dalla massima carica della Repubblica.

In un dopo-elezioni in cui nessuno ha vinto, considerare infetti i voti di un terzo degli italiani sarebbe un’operazione al limite del gioco democratico. Se il Pd, dunque, pensava di essersi già sbarazzato di Berlusconi, ha fatto male i suoi conti. La linea del Pdl, al momento, resta coerentemente la stessa del messaggio letto dal leader il 26 febbraio: governo di larghe intese politico, niente esecutivi tecnici, oppure molto meglio tornare al voto. E se Bersani continuerà a incaponirsi nell’apertura impossibile ai grillini e a voler perdere la faccia, prego si accomodi. Il Pdl farà opposizione dura. Vediamo, intanto, come si dipanerà la matassa delle presidenze delle Camere, anche se quella cruciale riguarda la successione a Napolitano, in cui il Pdl voterà un suo candidato. Non ci saranno Aventini, ma il Pdl non starà certo in silenzio a guardare se il Pd deciderà di spartirsi tutte le poltrone con Grillo e con Monti. Il ricorso alla piazza è, da sempre, un elemento fondante delle democrazie.

 (6) – “Offrire la Camera a Grillo è pericoloso”

“Non sappiamo se il gruppo dirigente del Pd ha la piena consapevolezza di cio’ che sta facendo: sta meditando di consegnare la presidenza della Camera ad un movimento politico che vuole radere al suolo le principali istituzioni politico parlamentari (e’ famosa in materia la battuta di Grillo secondo la quale il Parlamento va aperto come si trattasse di una scatola di tonno) pur di avere una vaga disponibilita’ ad un ancor piu’ eventuale appoggio ad un governo Bersani, che nel migliore dei casi consiste in una corda che sosterra’ l’impiccato”. Lo afferma il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto. “In effetti -aggiunge- Bersani si sta assumendo delle responsabilita’ gravissime nei confronti della democrazia del nostro Paese che si fonda anche sulla tenuta delle istituzioni parlamentari”.

* * *

Lino Banfi: voterò Berlusconi sempre e qualunque cosa faccia

“Berlusconi? Io gli vorro’ sempre bene e lo votero’ sempre, anche se un giorno ammazza 122 persone”: a dirlo e’ Lino Banfi, ospite del programma di Radio2 ‘Un Giorno da Pecora’. Matteo Renzi – gli chiedono i conduttori Sabelli Fioretti e Lauro -, invece lo avrebbe votato? “Forse si’, io voto l’uomo non il partito”.

(7) – Fisco più ricco, famiglie più povere

Nel 2012 il Pil è calato del 2,4%, ma le entrate fiscali hanno viaggiato in controtendenza con un +2,8%. Circa dodici miliardi in più nelle casse dell’Erario grazie alla politica delle tasse mentre il Paese sprofondava nella depressione più nera: meno produzione, meno redditi alle famiglie, meno utili alle imprese, più disoccupazione. La crescita delle entrate tributarie si deve pressoché totalmente all’imposta sulla casa (Imu), all’aumento dell’Iva, delle accise e della tassazione sulle rendite finanziarie, per un totale di 21 miliardi di euro. Sull’altro piatto della bilancia, a conferma della spremitura fiscale di imprese e cittadini, si registra un calo (2,2 miliardi) del gettito Iva, dell’Irpef pagata dagli autonomi, dell’andamento negativo delle importazioni e degli scambi interni, delle tasse sugli affari. Cioè a dire di tutte le attività “virtuose”, i cui indicatori segnalano tradizionalmente la buona o cattiva salute di un’economia.

C’è di peggio. Altri tre dati vanno sottolineati: è venuto meno il gettito una tantum dell’imposta 2011 sul leasing immobiliare e al netto di questa l’aumento tendenziale delle entrate si attesta addirittura al 3,2%; è cresciuta l’Irpef sui lavoratori dipendenti; quanto all’Imu, va ricordato che l’Erario ha messo nel carniere solo il 50% del totale sborsato dagli italiani, il resto è andato ai Comuni. Stato ingordo, ma anche Stato sprecone. Dove sono finiti questi 12 miliardi in più? Nel calderone della spesa, visto che il debito pubblico con il governo Monti è letteralmente esploso. Certamente non alle famiglie, sempre più indebitate, e tanto meno alle imprese che vantano crediti per 71 miliardi verso la pubblica amministrazione. Con i quattro decreti varati con squilli di trombe, il governo dei tecnici si era impegnato a smobilizzare da subito una decina di miliardi, ad ora sono solo tre. Il meccanismo di certificazione dei crediti si è impantanato nei lacci e lacciuoli burocratici di un sistema macchinoso e improduttivo.

Secondo il New York Times l’economia italiana è precipitata in una delle peggiori recessioni dell’area euro e c’è il rischio che abbia “un decennio di crescita lenta, come accaduto al Giappone”. Colpa di una austerity che il governo Monti si è lasciato imporre supinamente dalla Germania, che ora per bocca della Bundesbank, con una faccia di bronzo degna di miglior causa, lamenta una crescita “solo moderata” della sua economia a causa del peso della recessione “in alcuni paesi dell’Eurozona”. E chissà chi l’ha nutrita e provocata questa recessione se non la signora Merkel. Si può invertire la tendenza? Certamente, ma occorre intervenire subito e per farlo ci vorrebbe un governo di responsabilità: parola che non è nel vocabolario di Bersani, che sul ring della politica vede solo le stelle (cinque) dei kappaò, uno al giorno, che gli rifila Grillo.

(8) – La proposta indecente dei Cinque Stelle

Da La Stampa, a firma Marcello Sorgi

II primo incontro, promosso dal Pd, con la insolitamente folta delegazione del Movimento 5 Stelle s’è concluso con la sorpresa dei grillini che rivendicano la presidenza della Camera, dato che sono il partito che ha preso più voti da solo.

Per Bersani, che ieri era alle prese con l’altro contropiede di Grillo (e in parte di Renzi) sul rifiuto dei rimborsi elettorali, è un bel rebus. Ed anche se il capodelegazione Democrat Zanda se l’è cavata dicendo che non ci sono pregiudizi e le valutazioni finali saranno fatte a conclusione di tutti gli incontri (oggi proseguono con Lista Monti e Pdl), è chiaro il bivio di fronte al quale il leader e candidato premier del centrosinistra si trova: se apre alla possibilità di mettere a disposizione di un presidente della Camera proposto da M5S i voti dei suoi oltre trecentoquaranta deputati – che invece, godendo di una larga maggioranza, potrebbero autonomamente eleggersi il proprio -, si dimostra coerente con il tentativo di trovare un’intesa con Grillo, ma lo fa in cambio di niente.

Sia la futura capogruppo alla Camera Lombardi, sia lo stesso Grillo subito dopo, hanno confermato infatti che il movimento non fa alleanze con nessun partito. In più, accettando lo stesso la richiesta grillina nella speranza che comunque possa servire a favorire un ripensamento, o una qualche parziale benevolenza, verso il suo tentativo di formare un governo, Bersani scontenterebbe tutto o in parte il proprio gruppo parlamentare: all’interno del quale Franceschini era un forte candidato a salire sullo scranno più alto di Montecitorio, in una logica che avrebbe dovuto portare alla presidenza del Senato l’ex capogruppo del Pdl al Parlamento europeo Mario Mauro, eletto nella Lista Monti.

Un accordo classico, scontato, a portata di mano, che il guastatore Grillo, con la sua prima mossa, potrebbe far saltare per aria. Se invece Bersani alla fine deciderà di dire di no, o troverà comunque il modo di rigettare la palla nel campo del M5S, Grillo potrà affermare che, come aveva detto e ripetuto fin dal primo giorno, non era credibile tutto citi che (mora era venuto dai vertici del Pd, compresi gli otto punti su cui il segretario sta spendendo tutte le sue energie in attesa delle consultazioni al Quirinale.

Lo scontro frontale con il Pdl, così, non è bastato a Bersani per guadagnarsi una concessione di credito da parte di Grillo. E la scelta tra la linea del «cambiamento» (ma in cambio di nulla, neppure una promessa) e quella del classico accordo politico spartitorio tra centristi e centrosinistra si annuncia alquanto difficile.

(9) – Napolitano ferma i piemme killer

 Da Il Giornale, a firma Salvatore Tramontano

Giorgio Napolitano dice alt, stop, basta e spezza la tenaglia delle toghe ossessionate dal Cav. Lo fa da presidente della Repubblica e garante delle istituzioni, da chi vede all’orizzonte uno scontro muro contro muro, con conseguenze imprevedibili e nefaste. È la sconfitta della linea Bersani. È un colpo a quelli che considerano Berlusconi presunto colpevole dal 1994, da quando cioè ha vinto per la prima volta le elezioni. È la sconfitta di chi canta ogni secondo il De profundis. È la sconfitta di chi considera i 10 milioni di elettori del Pdl la parte marcia dell’Italia, e non sogna altro che sbatterli tutti in galera. È la sconfitta di quei pm che vogliono passare alla storia come le donne e gli uomini che hanno sconfitto Berlusconi.

La strada che indica il presidente è un’altra. È la strada del diritto, del buon senso e dell’equilibrio. Nessuno può essere esonerato dal controllo della legalità, neppure in virtù dell’investitura popolare ricevuta. Ma anche i pm «non devono attribuirsi missioni improprie» e sono tenuti a osservare i principi del giusto processo.

L’obiettivo di Napolitano è scongiurare che il capo dell’opposizione venga liquidato con strumenti non convenzionali. A Berlusconi va garantito il diritto di partecipare alla vita politica. Con certe cose non si scherza. I giudici e le Procure prima di arrivare a un passo del genere devono essere al di sopra di ogni sospetto. Lo sono? Questa è la domanda cruciale. Una parte consistente del Paese pensa di no, l’altra da anni ha già pronti corda e sapone. L’urto tra le due fazioni va evitato in ogni modo. «In questo momento si registra purtroppo un’allarmante nuova spirale di polemiche che si levano dall’uno e dall’altro campo». È per questo che il presidente ha convocato il comitato di presidenza del Csm. Il discorso è chiaro: sarebbe aberrante se Berlusconi venisse messo fuori gioco per via giudiziaria. Non si può neppure pensarlo.

Questi sono giorni complicati, di incertezza, di nervosismi, di paure e di rabbia. L’Italia è senza baricentro, con un governo difficile da trovare e un gioco di veti e sospetti che potrebbe avere come unico sbocco il ritorno al voto. Sulla mailing list della corrente di sinistra del sindacato delle toghe ci sono magistrati che si preparano a scendere in piazza. C’è voglia di scontro. Solo Napolitano può garantire che non si arrivi al peggio. Il guaio è che il suo tempo sta per scadere.

(10) – “Bersani preso a pesci in faccia da Grillo”

 Dai giornali di oggi, mercoledì 13 marzo

Corriere della Sera (Paola Di Caro) – Un primo, «e molto importante» risultato è stato ottenuto. Erano usciti soddisfatti Alfano, Cicchitto e Gasparri dall’incontro con il capo dello Stato, e a sera, dopo la nota del Quirinale, si è capito perché: «Il presidente sembra convenire con noi che non è ammissibile accanirsi contro Berlusconi: se i processi si sospendono fino a fine aprile per il legittimo impedimento del capo del Pdl permettendogli così di partecipare al processo decisionale di formazione del governo e di elezione del nuovo capo dello Stato, non è né un vulnus né una tragedia, ma una decisione da Paese civile», dice Maurizio Lupi. Insomma, sintetizza Cicchitto, «Napolitano è davvero super partes». Era appunto questo uno dei punti che i rappresentanti del Pdl avevano fatto presente al capo dello Stato, in un colloquio nel quale gli avevano puntigliosamente fatto notare quante e quali «violazioni» dei diritti di Berlusconi erano state messe in atto dai pm di Milano e di Napoli, peggio di quello che si fece «con Craxi, che non aveva più un partito o gli elettori alle spalle: oggi in ballo c’è un leader con un partito forte e nove milioni di voti», insisteva Cicchitto. Insomma «noi abbiamo diritto di contare in questo passaggio, e di essere rappresentati nelle elezioni alle cariche istituzionali», ha scandito Alfano, ribadendo quella che è da giorni la richiesta principale di Berlusconi: «Non si può eleggere un capo dello Stato che non sia di garanzia anche per noi. Una figura di parte sarebbe un vulnus inaccettabile». E, ovviamente, impedirebbe qualsiasi intesa anche su un eventuale governo tecnico-istituzionale-presidenziale che potesse rendersi necessario, perché a quel punto «resterebbe solo il voto» … Per questo adesso, dopo le grida dei giorni scorsi, a prevalere è la massima cautela. «Aventino? Vedremo, i prossimi giorni sono importanti, dovremmo valutare ogni mossa» dicono da via dell’Umiltà. Dove si studiano tutte le ipotesi: dalla non partecipazione al voto per le presidenze delle Camere, all’assenza dall’Aula al voto a un proprio candidato di bandiera a un accordo, perfino, visto che – raccontano – nel Pd «un bel po’ di gente è contraria a concedere ai grillini la presidenza della Camera: salterebbe tutto, e lo sanno». E dunque ora calma e gesso: bisogna capire che effetto faranno sul Pd e sul quadro politico complessivo le «positivissime» parole di Napolitano.

Il Giornale (Adalberto Signore) – Alla fine arriva l’atteso segnale. Non una fumata bianca, certo, ma le parole di Giorgio Napolitano – al netto di alcuni inevitabili passaggi critici – non possono essere che musica per un Berlusconi ormai sulle barricate da giorni. Di fatto, il presidente della Repubblica invita i magistrati a garantire al Cavaliere di poter partecipare alla «complessa fase politico-istituzionale» di qui fino ad aprile, una sorta di richiesta di legittimo impedimento che arriva da colui che del Csm è il presidente. Sarà difficile, insomma, per la procura di Milano non tenerne conto. Anche se il leader del Pdl, ieri ancora al San Raffaele, non si fida affatto. E soddisfatto per le parole di Napolitano, certo, ma vuole vedere l’effetto che faranno nei prossimi giorni. Capire se davvero quella che in privato definisce «l’operazione Craxi-2 portata avanti dai pm milanesi» subirà una frenata. Nonostante il Quirinale abbia inviato un messaggio chiaro, riconoscendo per giunta a Berlusconi il ruolo di «protagonista del dibattito democrati-co»e leader del secondo schieramento più votato alle elezioni, il Cavaliere non dà infatti per nulla scontata la tregua…

La Repubblica (Carmelo Lopapa) – Se non fosse suonata, in queste ore già cosi pesanti, come un’eccessiva drammatizzazione Napolitano sarebbe anche andato di persona a presiedere una seduta del Csm. Per lanciare da li l’unico segnale che più gli sta a cuore. Il Paese è in un momento difficilissimo, ognuno deve fare la sua parte. Anche i magistrati. Senza impuntature. Senza forzature. Senza irrigidimenti. Senza favorire una spirale di tensione. Senza dare il destro ad ulteriori azioni clamorose (leggi quelle del Pdl)… E qui s’innesta quella che Berlusconi, Alfano, Ghedini – e tutto il PdL – vivono come una vittoria e i giudici invece come una mezza, se non una piena sconfitta. Se lo dicono, mogi, mentre proprio al Csm scorrono la nota di Napolitano che chiude la serata. Parole pesanti, quel richiamo al «giusto processo», quell’invito a «non attribuirsi missioni improprie», quella raccomandazione a garantire «le garanzie da riconoscere alla difesa». Berlusconi sulle prime è entusiasta. «Abbiamo vinto» dice ai suoi. Poi prevale una diffidente prudenza: “Stiamo a vedere, meglio aspettare che succede nelle prossime ore…” Va da sé che Alfano e i suoi parlano di «vittoria». Di fatto hanno ottenuto dal Quirinale la moratoria giudiziaria che chiedevano, un allentamento della morsa giudiziaria tra Milano e Napoli per consentire al Cavaliere di tornare protagonista della trattativa politica…

La Stampa (Federico Gremicca) – … A due settimane dal voto, dunque, nulla o quasi si è ancora mosso. Intanto la tensione sale, la situazione si incancrenisce e chissà per quanto ancora si potrà contare sull’indifferenza – se non la benevolenza – dei mercati. Prima o poi, il conto verrà presentato. E far finta di non saperlo è prova di massima irresponsabilità…

La Repubblica (Francesco Bei) – C’è di nuovo l’ombra di un governo del Presidente a oscurare il pallido tentativo di Bersani di formare una maggioranza con i Cinquestelle. «Strada in salita», ha ammesso lo stesso segretario del Pd, preso a pesci in faccia ogni giorno da Beppe Grillo. Cosl rimbalza trai palazzi romani unapossibile via d’uscita, che sarebbe stata esaminata in recenti conversazioni anche al Colle. Se l’incarico esplorativo a Bersani dovesse sgretolarsi di fronte al muro di incomunicabilità eretto dai grillini, il “piano B” potrebbe essere gestito dallo stesso Napolitano, inizialmente rassegnato a lasciare al suo successore il compito di individuare un nuovo presidente del Consiglio. L’incarico sarebbe invece essere affidato al presidente di uno dei due rami del Parlamento, possibilmente il Senato, per dar vita a un «governo istituzionale». Già, ma con i voti di chi?…

Il Tempo – È stato il segnale che il Pdl attendeva. E il partito, almeno per il momento, abbandona le barricate: niente Aventino. La lunga nota di Napolitano dopo l’incontro con i vertici del Consiglio Superiore della Magistratura ha rasserenato lo stato maggiore di via dell’Umiltà e ha confermato la convinzione di Silvio Berlusconi che l’unica «garanzia» resta l’inquilino del Colle. Certo, non manca di notare il Cavaliere, il Capo dello Stato non risparmia bacchettate all’ex premier e al suo partito, all’indomani della manifestazione al palazzo di Giustizia di Milano. Ma il resto dell’intervento del presidente della Repubblica è musica dolce per le orecchie del Cavaliere … Ovvero … fino all’elezione del nuovo Capo dello Stato. Un messaggio chiaro ai giudici che per Berlusconi suona come uno stop: fermatevi, nessuna iniziativa precipitosa con l’intento di ricorrere alle aule di tribunale per impedirmi di far parte dei giochi. Insomma, il Cavaliere sorride soddisfatto, Napolitano ha ristabilito la verità, ha messo in riga i pm politicizzati e ha riconosciuto al Pdl la valenza di partito votato da milioni di italiani…

Il Fatto Quotidiano – Grillo: “Quindici eletti su cento mi tradiranno”. Li sceglierà lui stesso.

Il Sole 24 Ore (Stefano Folli) – … Così, proprio nel giorno in cui Grillo si scatena inneggiando alla magistratura e augurando a Berlusconi la fine di Craxi (ad Hammamet); nel giorno in cui lo stesso leader del centrodestra sostiene che i presidenti della Repubblica «di sinistra» non lo garantiscono, ecco che il Quirinale esprime questa posizione netta e inequivocabile. Nessun “salvacondotto” all’imputato eccellente, è ovvio, e nessuna invasione del campo giudiziario: tuttavia si chiede ai magistrati di modulare le inchieste e i processi in modo tale da non condizionare il confronto politico. Chi ha dimostrato di godere di un ampio consenso nel paese non può essere messo con le spalle al muro dai tribunali e posto nell’impossibilità di svolgere il suo ruolo in un momento decisivo della vita democratica. Napolitano teme la destabilizzazione del Parlamento. E teme una legislatura ingovernabile, dominata da fattori laceranti. È chiaro che dopo questo passo il Pdl deve, se non altro per rispetto verso il capo dello Stato, rinunciare alla singolare idea di boicottare l’apertura del Parlamento. In sostanza deve affidarsi al Quirinale, con quella fiducia e quella apertura di credito che finora da altri, cioè dal centrosinistra di Bersani, non sono arrivate o lo sono in misura parziale…