(1)- Alfano: sulla casa promessa mantenuta

Non ci sarà alcuna rata Imu, né a giugno né successivamente: il governo è nato da pochissimi giorni e il Popolo della libertà ha già mantenuto la prima delle promesse fatte in campagna elettorale. Lo annuncia il ministro dell’interno e segretario del Popolo della Libertà, Angelino Alfano, che chiarisce: “l’Imu sulla prima casa non si pagherà a giugno né più avanti, è un fatto oggettivo su cui non abbiamo alcun dubbio”. Alfano, rispondendo ai cronisti a margine dalla sua informativa in Aula sull’attentato di Palazzo Chigi, smentisce categoricamente che nella maggioranza siano mai nate riserve su questo fronte: “non c’e’ mai stato alcun dubbio da chiarire”. Lo stop all’Imu darà ossigeno alle famiglie italiane e consentirà loro di poter affrontare con più serenità un anno nel quale, grazie anche alle nostre misure economiche per la crescita e la ripresa dei consumi approdate al governo, si dovrebbe iniziare a vedere finalmente la fine della crisi.

Quirinale, annullato il ricevimento del 2 giugno, serve sobrietà

Per questioni di sobrieta’ e visto il momento di difficolta’, non ci sara’ il tradizionale ricevimento del 2 giugno al Quirinale. Lo rende noto la presidenza della Repubblica. “Il 2 giugno prossimo, Festa Nazionale della Repubblica – si legge in una nota – il Presidente Napolitano rivolgera’ in televisione l’abituale messaggio augurale a tutti gli italiani e presenziera’ come sempre alla rassegna militare”. ”Per ragioni di sobrieta’ e di massima attenzione al momento di grave difficolta’ che larghe fasce di popolazione attraversano, non avra’ invece luogo il tradizionale ricevimento del 1° giugno riservato alle autorita’ istituzionali, a esponenti della societa’ civile e ai Capi missione delle Rappresentanze Diplomatiche in Italia”, annuncia la nota.

“Nel pomeriggio del 2 giugno saranno invece aperti, come di consueto, ai cittadini i giardini del Quirinale. Nei capoluoghi di provincia, le Prefetture renderanno omaggio in termini strettamente istituzionali alla ricorrenza della Festa della Repubblica”.

(2) – Pacificazione nell’interesse di tutti

Il compito di questo governo è pacificare l’Italia. E’ anche il nostro impegno come Popolo della Libertà, come ha dichiarato Berlusconi. Finisce un’epoca di odio? Ce lo auguriamo. Da quasi vent’anni, da quando Silvio Berlusconi è sceso in campo, la normale dialettica politica è stata trasformata in una guerra ad personam. In un disconoscimento sistematico, spesso in derisione, di milioni e milioni di lettori moderati. Anche l’attuale governo e questa fase politica dovevano nascere contro una parte del Paese: la saggezza ed il pragmatismo di Giorgio Napolitano, in sintonia con Alfano, l’hanno trasformata in una formidabile occasione di pacificazione nazionale, e di rilancio sociale, economico e naturalmente politico.

Non esiste infatti rinascita dell’economia, non esiste crescita senza pacificazione. Nella nostra storia repubblicana ci sono stati due grandi periodi di pacificazione: l’immediato dopoguerra e gli anni Settanta, quando il Pci accettò il compromesso storico con la consentendo di battere un terrorismo che allora sembrava invincibile e di superare una delle molti crisi economiche.

  • Il nostro obiettivo è che anche questo momento passi alla storia come una grande occasione utilizzata al meglio: poi le strade dei moderati e della sinistra potranno nuovamente dividersi per tornare ad un confronto civile, da avversari e non più da nemici. Oltre che nelle Aule parlamentari, la pacificazione dovrà però passare anche nella mente della gente e nelle molte componenti della vita pubblica.

Apparati pubblici, dalla scuola alla magistratura, anziché formare i giovani o amministrare la giustizia, seminano divisioni e propaganda. Tutto questo dobbiamo superarlo, anche perché solo così riusciremo a tirarci fuori dai guai economici. Un’Italia divisa è una manna per gli speculatori e per i partner forti dell’Europa. Un’Italia unita e che sappia fare sistema torna ad essere rispettata sul piano internazionale. Citiamo un dato: non lo spread, al quale non abbiamo mai creduto, ma i tassi dei titoli decennali. Da quando ha cominciato a formarsi una maggioranza bipartisan essi sono scesi sotto al 4 per cento, il minimo dall’introduzione dell’euro. Per tutte queste ragioni occorre credere nella pacificazione: non solo è un dovere, ma potrà essere un’altra storia di successo.

(3) – Le nostre proposte per la crescita

Non c’è solo l’Imu, la tassa sulla prima casa su cui il premier deve mantenere i patti, abolendola. Il Pdl sta lavorando in Parlamento, dall’inizio della legislatura, per andare incontro alle esigenze delle imprese, che sono il principale volano per tornare alla crescita economica. Sull’ultimo decreto del governo Monti, relativo al pagamento dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni nei confronti delle imprese private fornitrici di beni e di servizi, i gruppi parlamentari del Pdl hanno presentato 195 emendamenti che raccolgono le istanze delle realtà produttive nazionali e territoriali. Ecco il quadro delle nostre proposte.

Risorse alle imprese – Le risorse devono essere destinate esclusivamente alle imprese, e non alle banche. Non sarebbe inoltre accettabile la creazione di un meccanismo troppo complesso, con il rischio di produrre una dannosa dispersione delle risorse. E’ necessario intervenire per semplificare le procedure cervellotiche previste dai tecnici del ministero del Tesoro.

Termine certo per i pagamenti – Con gli emendamenti presentati dal PdL si inserisce il termine certo di 30 giorni, sia per il 2013 che per il 2014, entro il quale gli enti locali devono provvedere all’estinzione dei debiti. Per i pagamenti delle Regioni si eliminano gli eccessivi passaggi burocratici e si inaspriscono le sanzioni pecuniarie per i responsabili di eventuali ritardi. Si semplificano inoltre le procedure per i pagamenti sanitari delle Regioni.

Enti strumentali della PA – Con gli emendamenti presentati dal PdL si è intervenuti per estendere l’ambito di applicazione del decreto agli enti strumentali della P.A. Spesso, infatti, questi ultimi risultano fortemente esposti nei confronti delle imprese private. Si chiarisce anche che devono essere privilegiati i debiti verso le imprese, ma esclusi quelli tra le società in house e la Pubblica amministrazione.

Ato-debiti delle imprese – Anche per gli Ato si chiarisce che si devono privilegiare i pagamenti alle imprese a fronte di quelli degli Ato verso la Pubblica amministrazione.

Documento Unico di Regolarità Contributiva (Durc) – Appare necessario riconsiderare la richiesta di Durc ai fini dello sblocco dei pagamenti. Le imprese in crisi di liquidità a causa dei ritardati pagamenti della P.A., infatti, spesso non sono in grado di ottenere il Durc. Occorre considerare valido ed efficace il Durc al momento della sottoscrizione del contratto e non quello al momento di richiedere il rimborso del credito.

Compensazioni debito-crediti – Con gli emendamenti presentati dal PdL si elimina il riferimento temporale del 31 dicembre 2012 consentendo quindi di compensare i crediti commerciali, maturati in qualsiasi data, con i debiti tributari. Si amplia inoltre la soglia di compensazione fino a un milione di euro e anche le ipotesi di debiti tributari compensabili con crediti commerciali verso le P.A., ricomprendendo anche le somme dovute a seguito di controlli automatici. Si propone l’aumento della soglia di compensazione dei crediti e debiti tributari a un milione di euro, dai 700mila euro previsti dal testo del governo.

Tares – Gli emendamenti presentati dal PdL propongono, tra l’altro, il rinvio della Tares al 2014, oppure l’applicazione del tributo solo in relazione ai locali suscettibili di produrre rifiuti urbani.

 Cicchitto: la presidenza della Convenzione vada al centrodestra

”L’attribuzione ad un esponente di rilievo del centrodestra della presidenza della Convenzione per le riforme ci sembra il minimo che possa avvenire”. Lo afferma in una nota Fabrizio Cicchitto (Pdl). ”A nostro avviso la Convenzione per pesare politicamente deve essere composta da parlamentari ed esperti, evidentemente con ponderazioni che tengono conto delle posizioni politiche di entrambi, visto anche che ancora dobbiamo conoscere un esperto specie in materia costituzionale che non ha una caratterizzazione politica”, sottolinea Cicchitto.

”Quanto alla sua presidenza – prosegue – a meno di non voler proseguire in forzature alla lunga inaccettabili ci sembra ovvio che essa vada assegnata ad un esponente del centrodestra visto che, senza eccezione alcuna, tutte le cariche politico-istituzionali sono finora espresse da personalita’ appartenenti ad una coalizione che ha solo 150mila voti in piu’ di quella guidata dal Pdl”.

”Addirittura la Presidenza della Camera – rileva il deputato del Pdl – e’ stata assegnata ad una esponente dell’opposizione di sinistra mentre il Pdl e’ parte determinante della maggioranza. Di conseguenza pur non avendo il rilievo politico istituzionale delle altre, tuttavia l’attribuzione ad un esponente di rilievo del centrodestra della presidenza della convenzione ci sembra il minimo che possa avvenire”.

(4) – Più soldi in tasca per la ripartenza

Alt alla stangata di giugno per i proprietari di prima casa, stop al gelo dei consumi di luglio con l’aumento dell’Iva. Poi, su lavoro e imprese, via libera alla detassazione dei contratti per i giovani assunti, correzioni alla legge Fornero, un fisco più amico e un’accelerazione dei pagamenti della pubblica amministrazione. “Musica per noi”, come ha efficacemente sintetizzato Alfano. Vittoria su tutta la linea per Berlusconi che ritrova, negli impegni di politica economica delineati da Letta per il governo del paese, i punti fondanti del programma elettorale del Pdl per la crescita. Facciamo un po’ di conti.

Prima casa. L’impegno del premier a “superare l’attuale sistema di tassazione sulla prima casa a partire da giugno” significa intanto che i proprietari non dovranno sborsare, prima dell’estate, l’acconto del 50% che è pari a circa due miliardi. Una buona notizia per quasi 18 milioni di contribuenti che risparmieranno mediamente 120 euro. Ma per noi si tratta soltanto del primo passo verso l’abolizione di una tassa ingiusta (altri 120 euro risparmiati) e la restituzione dell’Imu pagata nel 2012, che farà tornare nelle tasche dei cittadini 240 euro. Al di là delle cifre, un messaggio importante di fiducia a un settore vitale, quello edilizio e immobiliare, messo in ginocchio dalle tasse.

Aumento Iva. Sventata la mannaia del 1° Luglio sui consumi già depressi e ormai al lumicino. In soldoni significa: per le famiglie un risparmio medio di 103 euro nell’anno di corso e di oltre 200 euro nel 2014; per le imprese un argine al già pesante crollo dei consumi, un freno alla recessione e alla valanga di chiusure delle attività commerciali e artigiane. La Cgia di Mestre aveva stimato in 2,1 miliardi da qui a dicembre e in 4,2 miliardi nel 2014 il costo complessivo dell’aumento dell’Iva.

Imprese. Letta ha raccolto il testimone del Pdl non solo sulla detassazione delle assunzioni di giovani, ma anche su tutti gli altri impegni in grado di rilanciare le aziende e l’occupazione. C’è l’impegno ribadito al pagamento dei debiti pubblici verso le imprese, quei primi 20 miliardi che da subito vanno sottratti alle pastoie di un decreto appesantito da eccesso di burocrazia; la promessa di meno tasse sul lavoro; la definitiva soluzione dei tanti problemi creati dalla legge Fornero (la vicenda degli esodati, i freni all’ingresso nel mondo del lavoro); gli incentivi all’innovazione delle imprese; la restituzione di un volto umano al sistema fiscale; una risposta ai disoccupati privi di ammortizzatori sociali.

Era ed è il nostro programma. Per questo dal Pdl è arrivata una fiducia convinta. E adesso al lavoro, con un avvertimento: la “musica” deve essere questa, non sono ammesse stonature.

(5) – Schifani: torna il primato della politica

”Il governo merita apprezzamento e rispetto non solo perche’ comprende gli impegni che il Pdl ha sottoscritto con gli elettori, ma anche perche’ dimostra che la nostra Italia ha la forza per risollevarsi, ha la capacita’ di dare risposte alla crisi per recuperare quella dignita’ che solo il lavoro puo’ dare”. Lo afferma il capogruppo del Pdl al Senato, Renato Schifani.

”Il programma del governo – continua – merita la nostra fiducia perche’ in un momento in cui sembrava prevalere l’umore peggiore della piazza ha saputo affermare il primato della politica, parlo dell’alta politica, e della responsabilita’ che ha spinto Napolitano al secondo mandato e Silvio Berlsuconi a pensare solo al bene del Paese”.

Rivolgendosi al premier, Schifani aggiunge: ”Lei sa con quanta tenacia abbiamo tessuto la tela che ha portato alla formazione di questo governo, sa anche come, sulla prospettiva di un ricambio generazionale, ci siamo sentiti di escludere alcune grandi figure e siamo orgogliosi dei ministri che la affiancano. Dunque da parte mia va un pensiero di affetto e di gratitudine a quelli che con grande esperienza hanno fatto un passo indietro”.

”Abbiamo risposto con un impegno eccezionale a una situazione altrettanto eccezionale. Le linee programmatiche del suo governo – conclude Schifani – hanno tutte le premesse per avviare la crescita in questo Paese”, come ad esempio ”un fisco rigoroso ma umano”.

 Governo/Ronzulli: mai più in Ue con il cappello in mano

“Dobbiamo metterci in fretta alla spalle la recente stagione in cui il governo andava in Europa con il cappello in mano a farsi dare lezioncine e compitini da Germania e Francia. Il risanamento dei conti pubblici e’ doveroso ma cio’ non significa dover a tutti i costi avallare gli eccessi di politiche di austerita’ che hanno finito per aggravare la crisi accentuando la recessione”. Lo afferma Licia Ronzulli, europarlamentare del Pdl.

”Quindi – aggiunge – fa bene Berlusconi ad affermare che bisogna andare in Europa a trattare per ridiscutere gli impegni assunti. Ora bisogna concentrarsi su politiche che possano far riprendere l’economia e far aumentare l’occupazione”.

Infine invita il premier Letta a ”rappresentare l’Italia a testa alta e in una posizione non piu’ subalterna, ora che si rapportera’ con le varie cancellerie e istituzioni europee, in quanto forte della larga maggioranza politica che ha in Parlamento, in modo da stare in Europa da protagonisti e non da spettatori”.

(6) – Brunetta: senza l’Imu tornano i consumi

”Bene il primo viaggio del presidente Enrico Letta in Europa. Bene averlo fatto appena ottenuta la fiducia del Parlamento al suo governo, perche’ e’ dall’Europa che dipende tutto. Flessibilita’ negli obiettivi di bilancio concordati con l’Europa vuol dire accelerare la crescita in Italia e raggiungere con maggiore certezza gli obiettivi stessi. In questo senso, l’eliminazione dell’Imu sulla prima casa dal 2013 e la restituzione di quella versata nel 2012 fara’ ripartire, da subito, la domanda, i consumi, e con essi il settore edilizio, il mercato immobiliare e tutto l’indotto, anche con riferimento agli affitti. Noi insistiamo su questo punto per precisi valori economici: l’economia puo’ ripartire solo in un quadro di aspettative positive”.

Lo afferma in una nota Renato Brunetta, presidente dei deputati del Pdl secondo il quale ”liberare da adesso 2-3 miliardi con l’Imu aumenta il reddito disponibile delle famiglie che, in un clima di rinnovata fiducia, spenderanno di piu’, piuttosto che risparmiare a scopo precauzionale, come avviene quando si ha incertezza, o paura, del futuro. Solo con una terapia d’urto di questo tipo si puo’ finalmente invertire la rotta e innescare un circolo virtuoso di crescita, in Italia e in Europa. Forza presidente, avanti cosi’!”.

(7) – La serenità del Paese è un bene da tutelare

La sicurezza nel paese “e’ salda” e non ci sono “prodromi di focolai di piazza o eversivi”. Ma le forze politiche, tutte insieme, devono tenere “alta la guardia” perche’ l’equilibrio sociale, con un’Italia provata dalla crisi economica e da mesi di contrapposizione, “ha la fine sensibilita’ del cristallo”. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano utilizza l’informativa al Parlamento sulla sparatoria a Palazzo Chigi non tanto per ricostruire la dinamica dell’attentato, ormai abbastanza chiara, quanto per rassicurare paese e cittadini che non c’e’ alcun pericolo per la sicurezza.

Certo, il ministro non sottovaluta il gesto “disperato e sconsiderato” di Preiti e il rischio che vi possano essere fenomeni emulativi: un episodio “isolato”, dice, che nessuna misura di prevenzione e protezione puo’ escludere del tutto. Ne’ nega che vi siano ancora alcuni elementi da chiarire in merito all’accaduto, soprattutto per quanto riguarda le modalita’ e i tempi con cui Preiti si e’ procurato la pistola con matricola abrasa. Ma, soprattutto, utilizza l’informativa per dire che tutto quel che andava fatto e’ stato fatto. E che il sistema abbia funzionato lo dimostra il fatto che Preiti ha colpito proprio quei carabinieri che erano li’ per sbarrare la strada.

Ma non solo. Subito dopo la sparatoria, prosegue Alfano, “prudenzialmente sono state disposte un’intensificazione dell’attivita’ di controllo del territorio e della vigilanza degli obiettivi sensibili”, oltre che l’attribuzione delle scorte a tutti i ministri. Misure che, in ogni caso, verranno riviste e rimodulate nel Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica che dovrebbe tenersi tra giovedi’ e venerdi’. Sara’ quella l’occasione per fare un nuovo punto della situazione, con le informazioni dei Servizi, e valutare se vi siano e quali siano le disposizioni urgenti da adottare.

Escluso dunque che Preiti abbia avuto contatti con ambienti eversivi e accertato che ha agito “senza ricevere alcun tipo di sostegno”, mosso da un disagio verso l’intero ceto politico covato per mesi, Alfano chiede a tutti di “non strumentalizzare il disagio sociale” per evitare che vi possa essere qualcuno intenzionato a imitare lo sparatore di palazzo Chigi. Evidenziando che “la serenita’ del paese e’ un bene che appartiene a tutti e tutti siamo chiamata a difenderla”. Ecco perche’, conclude, deve “essere pienamente condiviso” l’invito alla moderazione e al senso di responsabilita’ che arriva da piu’ parti, in quello “spirito di solidarieta’ e coesione” richiamato dal premier Enrico Letta nel discorso sulla fiducia.

Parole condivise da buona parte del Parlamento, con le forze politiche pronte a sottolineare la necessita’ di non lasciare sole le forze dell’ordine e a non sottovalutare il rischio di un ritorno alla violenza politica. Sulla necessita’ di non strumentalizzare l’episodio si e’ trovato d’accordo anche il Movimento 5 Stelle.

(8) – Palombelli/Pd rovinato dalle primarie

Da Il Foglio, a firma Barbara Palombelli

E ora, come dice sempre Michele Santoro, il congresso del Partito democratico può cominciare. Suggerirei al primo punto una riflessione su quanto accaduto pochi giorni fa in Parlamento: la tribù piddina non è riuscita a promuovere l’elezione di un capo dello stato, nemmeno con l’aiuto delle larghe intese. Una tragedia, su cui non si è riflettuto abbastanza. Dopo false unanimità, la sorpresa dei traditori e dei franchi tiratori. Un naufragio totale. Dal canottieri Aniene alle piccole comunità delle isole di Tonga, tutti gli esseri umani sono capaci di eleggere un capo (anche gli animali sanno decidere immediatamente chi sarà il capobranco). E meno male che il blitz del geniale Giorgio Napolitano ha coperto l’assoluta mancanza di tattica e di strategia dei suoi ex compagni di partito. A che si deve questo disastro? Semplicissimo.

All’importazione del sistema americano delle primarie, laggiù giustificato dalla straordinaria ampiezza di uno stato federale dove i partiti non esistono se non come comitati elettorali a sostegno di singoli esponenti o singole lobbies. Qui, è una mia antica fissazione, le primarie non servivano. Anzi, avrebbero distrutto il partito. Così è stato, e mi dispiace che siano state pochissime le nostre voci, le voci di chi aveva capito che non si potevano delegare responsabilità e scelte così significative a cittadini casualmente liberi in un fine settimana. Aggiungo che i costi di una politica incapace di decidere – era facile prevedere – sarebbero stati messi in discussione. Enrico Letta, acclamato giustamente oltre ogni dire, fallì clamorosamente una partecipazione alle primarie di qualche anno fa. Egli non è televisivo, non fa battute sui giaguari, non è facile da imitare. Un perdente alla riffa nazionale oggi è diventato un leader su cui scommettere.

Non vi fa riflettere, cari compagni? E sarebbe mai candidato sindaco a Roma – con tutto il rispetto – un chirurgo genovese all’opposizione del governo Letta, se si fosse riflettuto a mente fredda in quelle che una volta si chiamavano le riunioni e oggi sono ridotte a pagliacciate in streaming con i copioni scritti per Ballarò? Magari, vista la situazione cittadina, senza il concorso, sarebbe sceso in campo un dirigente serio in grado di combattere una buona battaglia e in grado di riconquistare la città senza se e senza ma. Nostalgie? Tante. Un gruppo di eletti che non sa più decidere, vincere o perdere, adesso è alla prova decisiva: si tratta di mettere da parte le battutine e di dare un segno di maturità, quel colpo di reni che Napolitano ha chiesto a tutti i parlamentari. Mi auguro che i nomignoli, le esibizioni, gli sbattimenti di ciglia, i “segnali” e tutta questa paccottiglia siano sepolti in fretta. Prima possibile. Credo che tutti quelli come me che vi hanno sempre votato si attendano davvero sorprese, dal dibattito che si aprirà nei prossimi giorni.

(9) – Sapelli/Ora un colpo all’austerità

 Da Il Messaggero, a firma Giulio Sapelli

Un governo di pacificazione, certamente, ma anche un governo pragmatico, che in sottotono, in sordina, annuncia di capovolgere tutta la politica economica di questi ultimi anni. Una virata ben coraggiosa senza nulla declamare e senza nulla proclamare a gran voce. E non si poteva, del resto. L’arco delle forze che sostengono il nuovo go- verno è assai simile a quello del governo Monti. Ma tutta diversa è la politica: il suono, l’armonia, che finalmente abbiamo riudito in Parlamento. Ecco il trionfo della scelta politica, non tecnica, che si trasforma in politica economica e che quindi fa vivere la tecnica e le competenze. Una virata di centottanta gradi, non ancora di trecentosessanta, ma non lamentiamoci. È un colpo duro per i cantori dell’austerità nordico-teutonica e della subalternità a teorie – profondamente sbagliate, si è ora scoperto! – che hanno portato l’Europa sull’orlo del precipizio. Non si polemizza con esse, nel discorso d’insediamento di Enrico Letta. Grande intelligenza non solo tattica, ma strategica, se vogliamo che la pacificazione duri e si consolidi. Non c’è bisogno di fare polemiche retrospettive, nel bel ritorno allo stile della politica pura dove ciò che conta è l’esecuzione dei programmi e la loro realizzazione, non lo strepitare a gran voce che si ha ragione e che gli altri hanno torto. Certo: al di sopra di tutto c’è un’idea diversa del rapporto con l’Europa, diametralmente diversa da quella di Monti e compagnia. Ma non c’è bisogno di dirlo. Bisogna fare.

Infatti la detassazione invocata, annunciata, siamo certi che si farà: via l’Imu sulla prima casa, quali che siano le modalità; via le tasse inique e distruggitrici del valore del lavoro e del lavoro medesimo, delle imprese e dei lavoratori; via l’aumento dell’Iva, detassazioni articolate e mirate per garantire la ripresa del centrale settore edilizio. A chi si domanda come si finanzieranno queste misure la risposta è implicita. Anche qui non c’è bisogno di proclamarlo ai quattro venti. Si rinegozierà il patto di stabilità sia per gli enti locali sia per l’Italia intera, ossia si rinegozierà il fiscal compact: la Spagna, del resto, ha aperto la via e le polemiche franco-tedesche stemperate da un Hollande in difficoltà, troveranno nell’Italia un tonico ricostituente che non dovrà umiliare la Germania, ma ricondurla alla ragione, pena la distruzione del tessuto produttivo europeo, anche tedesco. Finalmente l’Italia è dotata di una credibilità europea che prima mancava perché era una credibilità non politica, ma da tecnici esecutori al servizio della politica. E non ci si improvvisa decisori, al di là dei giochetti mediatici di lunga lena.

Ora, invece, l’Italia ha una credibilità politica europea piena e riconosciuta: si tratterà da pari a pari, non tra padroni e subalterni. L’Europa dovrà cambiare la sua geometria variabile. Sfonderemo il tetto del 3% di deficit e del debito non faremo più un feticcio. Anche gli investitori stranieri ci aiutano e ci aiuteranno sempre più, confermando la giustezza delle idee di noi studiosi poverelli consumati dagli studi che sostenevamo che anche per gli oligopoli finanziari il problema non è mai il debito sovrano, ma la crescita: la pecora, infatti, non va uccisa; semmai va tosata. E si muore solo di mancata crescita e non di debito, Giappone e Stati Uniti insegnano. Eccoci dunque alla parte più coraggiosa del programma del governo Letta, che sconfigge i gufi dell’austerità una volta per tutte: salario minimo o di cittadinanza, lo si chiami come si vuole; finanziamento dei sistemi di sostegno del reddito per coloro che hanno perso il lavoro, risoluzione del problema degli esodati, che la vergognosa incapacità dei tecnici incompetenti aveva gettato nel limbo della disperazione in una caduta del senso di giustizia che mi aveva gettato nel terrore. E poi la presenza di Emma Bonino è un buon viatico sia per la politica estera sia per quella europea: è una personalità politica e non una sottoposta e sarà prezioso il suo contributo per un Enrico Letta che ha conquistato una forte statura politica e morale di cui avevamo bisogno. La politica economica torna in campo. In punta di piedi, ma torna. Il grande Federico Caffè troppo dimenticato e il keynesiano Beniamino Andreatta, appaiono all’orizzonte: maestri, alte figure di riferimento. Iniziamo a respirare.

Forse una nuova stagione di dignità e di sensibilità per il lavoro, le imprese, gli artigiani, i commercianti, i lavoratori dipendenti privati e pubblici, è iniziata. Vedete quanto bene può fare abbandonare le campagne di odio e ritornare alla politica. Senza politica l’economia è solo una tecnica, non solo triste, ma che può infliggere dolore e distruzione. Ora invece bisogna ricostruire.

(10) – “Monti: Berlusconi è il più bravo di tutti”

 Di giornali di mercoledì 1 maggio

La Stampa (Marcello Sorgi) – Calmo e pragmatico, alla sua maniera, il vicepresidente del consiglio Angelino All’ano ha chiuso ieri la prima lite sull’Imu tra le due maggiori componenti del governo appena nato… Musi lunghi dei parlamentari Pd, seguiti dalla precisazione del ministro per i rapporti con il Parlamento Dario Franceschini, che spiegava come fosse stata concordata solo la moratoria del pagamento previsto a giugno. Stavolta è stato Berlusconi a ricordare che la cancellazione dell’Imu e addirittura la restituzione di quella pagata nel 2012 fanno parte degli accordi di governo. Di qui, ad evitare che le polemiche si trascinassero ancora, la dichiarazione di All’ano, che ha richiamato tutti a stare ai fatti: a giugno l’Imu non si pagherà…

Il Sole 24 Ore (Stefano Folli) – …Il 25 per cento a Grillo è una campana che non suona solo per gli italiani: anche a Berlino, se non sono sordi, l’hanno intesa. Come dire che la minaccia del populismo disgregatore dell’Europa riguarda tutti. E va contrastata anche ricostruendo l’antico, tradizionale asse italo-tedesco. Del resto, l’Italia è uno dei paesi fondatori della comunità europea ed è bene rammentarlo. È stata quindi una buona idea il viaggio a Berlino… anche la via più sicura per consolidarsi rispetto alle frizioni domestiche. Le quali ruotano tutte o quasi intorno alla questione dell’Imu… Impossibile credere che Berlusconi abbia davvero intenzione di buttare all’aria un assetto da lui perseguito con tenacia. Quello che in realtà vuole è far capire a tutti, anche all’opinione pubblica più distratta, che è lui il primo azionista dell’esecutivo. E che la sua parola conta. A quanto pare ci sta riuscendo…

Il Tempo (Paolo Zappitelli) – Fiducia al governo, certo. Ma Silvio Berlusconi si fida fino a un certo punto. Per questo continua a tenere «caldi» i suoi e continua consultare i sondaggi che gli confeziona Alessandra Ghisleri. Perché un ritorno al voto è sempre possibile, è il ragionamento, e allora bisogna tenersi pronti e costruire già ora le prossime alleanze. Dunque non stupisce che a palazzo Madama il Cavaliere abbia parlato a lungo – e non è sfuggito a nessuno – proprio con Mario Monti. Un colloquio cordiale, è stato il racconto di chi ha poi incontrato Berlusconi, nel quale l’ex premier avrebbe anche confessato di aver sbagliato a «salire» in politica. Ma soprattutto il Professore avrebbe confessato – notizia assai più importante – di avere intenzione d’ora in poi di collaborare con il Pdl. Che i rapporti tra i due – finita la guerra da campagna elettorale – fossero tornati buoni lo aveva già fatto capire la dichiarazione fatta dal senatore a vita venerdì scorso nella trasmissione «Otto e mezzo» su La7: «Berlusconi è il più bravo di tutti e il più tattico nella politica»…

Libero (Maurizio Belpietro) – … Un rinvio, non un’abolizione. Insomma, una furbata, messa nel programma per contentare il Pdl che della cancellazione di quel balzello ha fatto un punto d’onore. Apriti cielo. Le agenzie non avevano ancora terminato di battere le dichiarazioni dell’ex segretario del Pd che già si registravano le prime reazioni del Popolo della libertà. E non si trattava di commenti proprio distensivi, ma di vere e proprie dichiarazioni di guerra. Quando poi ha parlato il Cavaliere il quadro è stato chiaro. Berlusconi ha minacciato di ammazzare l’esecutivo nella culla, spiegando che, se l’abolizione dell’Imu non c’è, non c’è neppure il governo…

Il Giornale (Salvatore Tramontano) – Chi ha paura dell’ Imu? Il Pd. Un partito prigioniero di una minoranza rabbiosa. Non si è mai vista una forza di governo che tema di cancellare una tassa. E questo il grande paradosso del Pd. Non è un segreto che Berlusconi consideri l’abolizione dell’Imu sulla prima casa un punto d’onore. Non è solo una promessa elettorale. E una questione di buon senso. Quella tassa, oltre che antipatica e indigesta a gran parte degli italiani, ha finito per aggravare la crisi economica. Per pagare l’Imu si riducono i consumi, ci si indebita, ci si arrampica sugli specchi. E un affanno. E frustrante. Crea ansia, paura e disperazione. La crisi reale diventa sempre di più una depressione psicologica. Toglierla non risolve tutti i problemi, ma è un segnale di ripresa, un sollievo, un sorso di ottimismo…