“Occorre un cambio di strategie per maggiori professionalità e minori oneri per lo Stato”

In merito alla Polizia regionale Carmine Abagnale dichiara: “Qualsiasi iniziativa di Polizie diverse da quelle che abbiamo – dichiara il consigliere comunale Carmine Abagnale – deve fare i conti con l’assoluta e non più procrastinabile necessità di unificare le forze di Polizia nazionali.”
“Infatti – afferma Abagnale – è assurdo che in Italia ci siano cinque polizie che spendono cinque volte tanto una Polizia unica. Questa è la realtà con cui bisogna fare i conti e che nessuno sembra avere il coraggio di  affrontare perché si ha timore di offendere  i Carabinieri o la Polizia di Stato o la Guardia di Finanza”.
“In un recente studio, elaborato da esperti  – continua Abagnale – dimostra che una eventuale Forza di Polizia unica, che potrebbe chiamarsi “Polizia nazionale”, farebbe risparmiare allo Stato circa 5 miliardi di euro e, a seguito della unificazione, avremmo addirittura il triplo degli uomini per strada, maggiori tecnologie a disposizione e maggiore vicinanza alla gente. Si pensi solo alla efficienza ed efficacia che otterremmo con l’accorpamento degli Uffici, la eliminazione dei servizi doppi e tripli, la razionalizzazione delle risorse mediante acquisti mirati e diretti ad un unico soddisfacimento. Il problema, poi, di salvaguardare i Carabinieri come forza militare e la specificità della Polizia penitenziaria è inesistente poiché, comunque, una parte dei Carabinieri manterrebbe lo status militare, non avendo, però, alcun compito di Polizia civile.
In un momento in cui è necessario individuare ogni utile risorsa ed ogni grande risparmio, questa iniziativa si collocherebbe fortemente nell’alveo della razionalità e si avvicinerebbe alla concezione europea di Polizia civile. Basta pensare che la Gendarmerie francese che vanta tradizioni ancor più forti delle Polizie militari italiane, è recentemente passata sotto la direzione del Ministero dell’Interno, pur con una situazione dissimile da quella italiana, avendo la Police Nationale e la Gendarmerie dei compiti territoriali ben specificati.

Circa la necessità di incrementare la vigilanza dei quartieri con ronde o con agenti della polizia locale, Abagnale individua un’altra soluzione che si inquadra ancor più  nell’ottica del risparmio e della funzionalità  ed è quella non del vigile di quartiere, ma del “quartiere vigile”. Un quartiere, in sintesi, maggiormente visitato si’ dalle forze di polizia, ma anche e soprattutto maggiormente educato alla collaborazione con la Polizia,  nella legittima convinzione che cosi’ facendo si tutela un bene proprio. Ogni cittadino deve sentire suo il quartiere e, alla pari della sua proprietà,  lo deve difendere, collaborando ed attivando la Polizia per qualsiasi cosa, abbandonando segni omertosi nel momento in cui ha la certezza che in strada la Polizia c’è.
Abagnale propone un Programma di Coinvolgimento e Formazione dei Cittadini Milanesi, su base volontaria, per il controllo del territorio da realizzare con l’ausilio, sempre su base volontaria, di ex appartenenti alle forze dell’ordine in pensione e di operatori della sicurezza, che responsabilizzi e attivi i cittadini a comunicare in modo strutturato e organico qualsiasi evento sospetto o comportamento anomalo che avvenga nel proprio quartiere, sul modello anglo-americano denominato Neighborhood Watch”.

“E se si unificassero le Polizie – conclude Abagnale – in strada ci sarebbe moltissima Polizia”.