(1) – Berlusconi: il governo andrà avanti la nostra missione è salvare l’Italia

“C’è una forte possibilità che questo Governo possa andare avanti ed è un momento che consideriamo epocale”. Il pronostico viene da Silvio Berlusconi che sceglie la cena elettorale per la ricandidatura del sindaco di Roma Gianni Alemanno per un discorso proteso “all’interesse del Paese che deve prevalere su quello del partito”.

Davanti ad una platea di più di mille sostenitori del sindaco, Berlusconi assicura di essere “ottimista di natura” e di augurarsi che “il patto a cui siamo arrivati ponga fine a una guerra civile tra destra e sinistra che è durata venti anni, anche se nel centrosinistra ci sono ancora molti che si oppongono”.

Il leader del Popolo della libertà crede che “sostenere la cultura della coalizione possa essere un bene per l’Italia: occorre cambiare l’interesse per il partito con quello per il Paese”. Addirittura, per consentire la navigazione del Governo Letta di larghe intese il leader del Pdl – tra gli applausi – afferma che il centrodestra resterà nel Governo “anche se ci daranno calci negli stinchi. Non reagiremo alle provocazioni e ai falli che saremo capaci di non rispondere nell’interesse del Paese che oggi può uscire dalla crisi solo con uno sforzo congiunto. Questa è la missione che noi sentiamo di avere”.

Berlusconi insiste sulla necessità di abolire l’Imu “è la condizione per andare avanti”, di riformare Equitalia con la stessa iniziativa adottata da Alemanno (“con quella società di riscossione si è introdotto nel rapporto con il cittadino un sistema violento che dà l’impressione, al contribuente che entra in contatto con Equitalia, di uno Stato ostile e nemico”), e di ridurre l’Irap “che è una imposta rapina”.

Oltre alle riforme economiche Berlusconi apre anche il capitolo delle riforme costituzionali che devono prevedere, tra l’altro, “il rafforzamento dei poteri del presidente del Consiglio poter cambiare i ministri. Le riforme saranno di pertinenza del Senato, mentre i provvedimenti economici della Camera”. Soffermandosi infine sulle prossime elezioni per il sindaco capitolino Berlusconi invita a “rafforzare lo sforzo per la campagna di Gianni”, perchè “Roma è una città importantissima, è la Capitale d’Italia e la nostra amministrazione, guidata da Alemanno, ha operato benissimo”.

(2) – Alfano: siamo lo Stato, facciamo squadra

Il rapporto tra la situazione di grave crisi congiunturale che attraversa l’Italia e la sicurezza e l’ordine pubblico è stato al centro dell’intervento del ministro dell’Interno Angelino Alfano nel 161° anniversario della fondazione della Polizia di Stato, celebrata quest’anno nella sede della Scuola Superiore di Polizia definita “cuore dell’eccellenza formativa e moderno ateneo della sicurezza”. Proprio questa scelta come location “è la miglior testimonianza della grande professionalità degli operatori della Polizia di Stato, quotidianamente chiamati, di fronte a sfide globali, a rispondere ai sempre più complessi bisogni di sicurezza”.

Il titolare del Viminale ha sottolineato che “il difficile momento che viviamo ci impone di continuare ad impegnarci soprattutto in tale ambito al fine di rendere più sicure e vivibili le nostre città. Questa è una vera sfida per il governo: i nostri concittadini devono essere e devono sentirsi sicuri nelle abitare le proprie città. Così come devono sentirsi sicuri gli operai dei cantieri delle opere pubbliche che lo Stato ha deciso di realizzare”.

Alfano ha anche voluto ricordare le difficili situazioni di ordine pubblico che in quest’ultimo anno, anche a causa delle gravi tensioni socio-economiche in atto, avete dovuto affrontare” riconoscendo alla Polizia di averlo fatto “con un equilibrio e una professionalità che è stata ampiamente riconosciuta a tutti voi dall’opinione pubblica”. Per Alfano, “la sfavorevole congiuntura economica che ha interessato il nostro Paese impone di mantenere sempre più alta la soglia di attenzione e la capacità di analisi delle problematiche di carattere sociale e delle ricadute di queste sull’ordine pubblico”.

E ha ricordato che il presidente del Consiglio “proprio nelle recenti dichiarazioni programmatiche alle Camere ha invitato il Parlamento a stringersi ‘a tutte le Forze dell’ordine per il servizio continuo, silenzioso, encomiabile, spesso in condizioni disagiate, svolto nell’interesse della Nazione in Italia e all’esterò”. Il ministro ha avuto parole di commosso ricordo per Antonio Manganelli, scomparso di recente, sottolineando che la ricorrenza della Polizia quest’anno è profondamente segnata dal dolore per questa perdita. “È innanzitutto a lui che desidero rivolgere il mio pensiero di gratitudine e riconoscenza, all’amico, all’uomo e al poliziotto che ha servito lo Stato fino all’ultimo con altissima professionalità, passione civile e straordinaria umanità. Doti che gli hanno consentito di raggiungere risultati di eccezionale valore grazie all’impegno di tutte le donne e gli uomini della Polizia di Stato che lui amava profondamente, che ha sempre sostenuto e di cui si sentiva parte. Doti che, sono sicuro, vi ha saputo trasmettere, lasciandovi una grande eredità, una testimonianza dalla quale non si può prescindere. Un vero e grande esempio per il futuro”.

Il ministro ha citato anche alcune parole di Manganelli: “La battaglia quotidiana contro chi attenta alla sicurezza dei cittadini e dello Stato si vince soltanto insieme, uniti a fare squadra, a fare rete, ciascuno secondo ruoli, responsabilità, capacità”. Parole “che condivido pienamente e che vorrei rivolgere soprattutto alle giovani leve invitandole a farne tesoro nello svolgimento dei compiti a cui sono chiamati ogni giorno. Mi permetto solo di aggiungere il nome a questa squadra; una squadra chiamata Stato, una squadra chiamata Italia”.

Nel sottolineare che la sobrietà che i tempi di crisi impongono “non intacca il significato profondo di questa celebrazione e sono sicuro che i tanti cittadini che negli anni scorsi, e io tra loro, in Piazza del Popolo, hanno potuto, con la loro presenza, manifestare alla Polizia i sentimenti di tutti gli italiani onesti e laboriosi, sono in spirito con voi anche oggi”, il ministro ha evidenziato le sfide cui la Polizia di Stato è chiamata. “Basti pensare al cybercrime, alle nuove frontiere di aggressione informatica ai diritti degli individui e al delicato compito della Polizia Postale. Come ai compiti, davvero nuovi e anche essi delicati, di chi all’interno della Polizia difende la sicurezza del nostro Paese per mare e negli aereoporti”.

E proprio grazie alla preparazione e all’esperienza maturata sul campo che, anche quest’anno, in sintonia con tutte le altre componenti del sistema sicurezza, sono stati conseguiti splendidi risultati – ha detto Alfano – nel contrasto alla criminalità. Le operazioni investigative condotte negli ultimi 12 mesi hanno assicurato alla giustizia 43 latitanti, fra i quali 2 rientranti nell’elenco di quelli più pericolosi.

In particolare, la cattura in Colombia di Domenico Trimboli, considerato elemento di vertice della ‘ndrangheta, “operazione che testimonia l’efficacia della cooperazione investigativa internazionale che vi vede orgogliosamente in prima linea, come ha dimostrato la presenza di 170 delegazioni di polizie straniere nel nostro Paese in occasione della recente Assemblea generale di Interpol”.

Lodevoli risultati sono stati raggiunti dalla Polizia di Stato – ha detto ancora il ministro – “su tutti i numerosi fronti in cui opera, grazie alla competenza e alla preparazione delle proprie articolazioni specialistiche”. Si aprono ancora tante sfide – ha aggiunto – “ma non vi mancano le competenze, la professionalità e lo spirito necessari ad affrontarle. La gente comprende capisce e apprezza il vostro coraggio e la vostra dedizione, percependo il vostro lavoro a presidio della sicurezza come presupposto per vivere liberi dalla paura. Proprio così: la libertà dalla paura rimanda alla forma più essenziale di libertà. Chi ha paura non è libero”.

“Il governo è consapevole del vostro impegno, di questo potete stare certi. E massimo sarà lo sforzo diretto a garantire l’esercizio delle vostre funzioni con le risorse e i mezzi necessari”. Quindi “un pensiero di gratitudine al Presidente della Repubblica” che ha espresso un messaggio di fiducia che il ministro ha fatto suo ed esteso a donne e uomini della Polizia di Stato. E infine, “in un giorno di festa come questo diventa ancora più doloroso il ricordo di tutti gli appartenenti alla Polizia di Stato che con coraggio e altruismo hanno sacrificato la vita nell’adempimento del loro dovere” e nessuno dimenticherà “questi eroi”.

(3) – Ineleggibilità, solo una provocazione

Dite a Zanda che Berlusconi è già stato eletto e governa insieme a lui“. Ironia (fulminante come sempre) a parte, la Jena di oggi su La Stampa fotografa al meglio la situazione. Nel Pd – ex Ds, ex Pci, ex di una lunga ma quanto pare non conclusa storia – c’è sempre qualcuno che vorrebbe tornare a vent’anni fa: alla ineleggibilità di Silvio Berlusconi, e quindi alla sua cancellazione dalla scena politica.

La linea di Zanda è la stessa dal 1994, da quando era consigliere d’amministrazione del gruppo EspressoRepubblica e stretto collaboratore di Carlo De Benedetti; prima di divenire presidente di Lottomatica, una concessione pubblica. Ora però Zanda, fatta la sua carriera sempre a cavallo tra business debenedettiano e sinistra, è diventato capogruppo dei senatori del Pd. Mentre al Senato è già al quarto mandato: vi è approdato nel 2003, con un’elezione supplettiva e senza concorrenti in quanto il suo antagonista di centrodestra non presentò in tempo le firme.

Tutto questo per dire che Luigi Zanda non è nuovo né alla politica né alle cose di questo mondo. Da capogruppo dovrebbe parlare a nome del suo partito, ma ieri il Pd lo ha isolato e smentito. Zanda tra l’altro non si è limitato ad occuparsi di Berlusconi, ma anche di Giorgio Napolitano dichiarandosi preventivamente contrario a una eventuale nomina a senatore a vita del leader del Pdl. E se la prima è una gaffe politica, la seconda è una gaffe istituzionale: non sta al Parlamento sindacare le scelte del presidente della Repubblica, né sta ai singoli parlamentari dire al capo dello Stato che cosa fare o non fare. Un film simile lo avevamo visto durante le consultazioni (allora di Bersani) per il governo, con gli effetti che sappiamo.

Dal Pd, spiazzato dal suo capogruppo, che peraltro non è un inesperto giovincello, si sono levati commenti imbarazzati: “Una schermaglia al giorno leva il governo di torno” ha twittato Giuseppe Fioroni, spiegando poi: “servono fatti concreti per l’emergenza economica, altrimenti diciamo agli italiani che abbiamo sbagliato a fare il governissimo“.

Non solo: “l’ineleggibilità non è nel programma approvato alle Camere. Oltretutto ne abbiamo discusso per vent’anni, e Zanda c’era…“. Un’ultima postilla: “non vorrei che qualcuno avesse nostalgia di randellare il nemico di sempre“. Si smarca anche Nicola Latorre, senatore Pd di lungo corso: “le sue sono posizioni personali già espresse, e quanto ai senatori a vita non decidiamo né io né lui“. La sortita di Zanda ha però consentito ai grillini, da giorni in crisi per il calo di consensi e la questione dei soldi, di tornare a volteggiare sul Pd: “Zanda lo prendiamo in parola” ha detto l’ineffabile Vito Crimi “siamo assolutamente pronti a votare l’ineleggibilità di Berlusconi“. Il risultato è stato il rischio di riportare la situazione a tre mesi fa, al tentativo di asse Grillo-Pd. Forse Zanda se ne è accorto, forse qualcuno glielo ha detto, fatto sta che ha fatto macchina indietro anche lui: “è un polverone su nulla. Il governo non rischia. Ho ribadito una mia posizione che non ha nulla a che vedere con il governo Letta. Non faccio parte della giunta e quindi non voterò l’ineleggibilità“. Ultimo a discendere le scale: Zanda o Wanda?

 Latorre: Berlusconi senatore a vita? Non è Zanda a decidere

”Con tutto il rispetto, non spetta ne’ a me ne’ a Zanda decidere su chi deve fare il senatore a vita”. Nicola Latorre, senatore PD, ha risposto cosi’, oggi a ‘Un Giorno da Pecora’, ai conduttori che gli chiedevano il suo giudizio sulle parole di Luigi Zanda riguardo l’ineleggibilita’ di Silvio Berlusconi a senatore a vita.

(4) – E le regole sono chiare da vent’anni

Meno male che eravamo noi i provocatori! Ritirare fuori, come ha fatto il presidente dei senatori del Pd Zanda un reperto archeologico come l’ineleggibilità di Berlusconi, ricevendo subito il consenso convinto del Movimento Cinque stelle, rappresenta un attentato alla stabilità del governo e all’ardua missione che gli è stata affidata: quella di rilanciare il sistema Paese con il determinante concorso di responsabilità del Pdl.

Non crediamo che il Pd voglia trascinare l’Italia in questa pericolosa avventura, e dunque invitiamo i suoi massimi dirigenti a ripassare con attenzione i termini della legge che regola l’ineleggibilità dei parlamentari. La norma in questione è il Decreto del Presidente della Repubblica numero 361 del 1957. Il comma 1 dell’articolo 10 recita: “non sono eleggibili coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica, che importino l’obbligo di adempimenti specifici, l’osservanza di norme generali o particolari protettive del pubblico interesse, alle quali la concessione o la autorizzazione è sottoposta”.

In breve: chi è titolare di concessioni pubbliche – “in proprio o in qualità di rappresentante legale di società”, dice la legge – non è eleggibile. Sulla questione si è pronunciata anche la Corte costituzionale. Con la sentenza n. 42 dell’11 luglio 1961, la Corte precisò che l’ineleggibilità di chi ha concessioni pubbliche è motivata da un possibile conflitto di interessi, perché i concessionari non darebbero sufficienti garanzie di imparzialità nelle loro funzioni di deputati.

Il punto è se Berlusconi sia ineleggibile in quanto impresario televisivo, una questione su cui la Giunta per le elezioni della Camera si è espressa più volte in suo favore e che era già emersa al momento della prima candidatura, nel marzo del 1994. Già allora c’era stata una campagna per l’ineleggibilità di Berlusconi. Il ricorso del 1994 venne respinto dalla Giunta delle elezioni della Camera sulla base della seguente interpretazione della legge: Berlusconi non è titolare di concessioni televisive “in nome proprio”, cioè direttamente, in prima persona, né come “rappresentante legale di società”, e dunque la legge del 1957 non si applica. Allora la Giunta era a maggioranza di centrodestra (come nel 2001) e doveva valutare, oltre al caso di Berlusconi, anche quello di Cecchi Gori e di altri; nel 1996 invece era a maggioranza di centrosinistra, ma i ricorsi vennero ugualmente respinti.

Non essendo cambiato nulla in questi anni, la sortita di Zanda è dunque solo una improvvida provocazione, fatta da chi vuol destabilizzare il governo appena formato. Se poi il Pd vuol ritentare la strada di una maggioranza con i grillini, si accomodi pure. Ne risponderà presto davanti agli elettori.

(5) – Tutto il PdL con il suo leader

Le parole del senatore Zanda hanno provocato l’immediata, compatta reazione del Popolo della Libertà in difesa del suo leader.

Anna Maria Bernini – “Il Presidente dei senatori del Pd non può ignorare che il Parlamento si è più volte pronunciato nel senso della non applicabilità del disposto, parere peraltro ampiamente confermato da insigni costituzionalisti”.

Michaela Biancofiore – “Le gravi parole del capogruppo al Senato del Pd Zanda, già enunciate in tutta coerenza prima della nascita del governo di larghe intese, corrispondono alla tanto giustamente invocata sobrietà da parte del Presidente del Consiglio Letta? Crediamo di no”.

Sandro Bondi – “Le dichiarazioni del senatore Zanda sono gravi e stupefacenti, non solo nel merito, ma anche perchè confermano che da parte del Pd, per bocca del presidente del gruppo senatoriale, non vi è la volontà di perseguire una pacificazione bensì di alimentare ulteriormente uno scontro politico acceso fino a limiti finora mai superati, nel mentre dovremmo collaborare intensamente e con reciproco rispetto per sostenere un governo nel pieno di una drammatica crisi economica”.

Renato Brunetta – “Le affermazioni del senatore Luigi Zanda sono irricevibili. Del resto, Zanda aveva già espresso questo suo convincimento il 20 marzo scorso, dichiarando: ‘sono pronto a votare l’ineleggibilità di Berlusconi’. Ma erano altri tempi, quando il Pd flirtava con i grillini. Oggi c’è un governo di grande coalizione in cui Pd e Pdl sono alleati. Evidentemente Zanda vuol far cadere questo governo. Di certo è inaccettabile e irresponsabile che il capogruppo di un partito di coalizione pretenda l’ineleggibilità del leader del maggior partito alleato”.

Annagrazia Calabria – “Le dichiarazioni di Zanda non solo sono gravi in sé, non solo offendono i 10 milioni di italiani che hanno votato per il Presidente Berlusconi ma sono l’ultima, più violenta manifestazione di un crescendo di distinguo e di attacchi provenienti da esponenti del Pd. Mi chiedo per quanto tempo ancora i nostri alleati di governo intendono considerarci come un male da tollerare a stento e tra mille mal di pancia, e se davvero sono convinti che questo atteggiamento basti a risolvere tutti i problemi che vivono al loro interno”.

Daniele Capezzone – “Credo sia giusto e opportuno chiedere al Pd se quel partito, che ha una così rilevante presenza in Parlamento e nel Governo, conferma e condivide le opinioni a dir poco incendiarie manifestate dal senatore Zanda questa mattina in una intervista. È bene sapere se, per il Partito Democratico, sia una priorità quella di tentare di escludere dalle istituzioni chi, come Silvio Berlusconi, è stato eletto sei volte dagli italiani, e ha raccolto, stavolta, il consenso di 10 milioni di elettori. Dopo di che, ciascuno può valutare quanto parole così avventate e illiberali possano giovare alla solidità del Governo e della maggioranza. Cui prodest?”.

Mara Carfagna – “Alzare provocatoriamente la tensione come prova a fare il senatore Luigi Zanda non aiuta certo a favorire la stabilità del governo e, quindi, a produrre soluzioni per i problemi del Paese. Chi ricopre ruoli delicati come quello di capogruppo dovrebbe invece contribuire a rasserenare il clima e pensare ai problemi concreti dell’Italia e degli italiani, non all’ipotetica ineleggibilità di un parlamentare votato da milioni di elettori. Il Pd certamente ha cose più serie e costruttive a cui pensare”.

Fabrizio Cicchitto – “Zanda fa un’inutile provocazione. Evidentemente con una mano appicca il fuoco e con l’altra fa finta di usare l’estintore. Solo in Italia si può sostenere che è ineleggibile chi si è presentato a tutte le elezioni dal 1994 ai giorni nostri e nel quale si riconoscono alcuni milioni di italiani che lo votano. Quanto allo stile di vita, Dio ci guardi dai moralisti a comando: dei tartufi si è già occupato Moliere”.

Luca D’Alessandro – “Il senatore Zanda conferma che è in atto un tentativo per liberarsi di Silvio Berlusconi con ogni mezzo, tranne quello lecito che passa attraverso la via democratica rappresentata dalle elezioni. Chiediamo al Pd risposte chiare: Zanda parla a titolo personale oppure è questa la linea politica del suo partito?”.

Maurizio Gasparri – “L’arroganza dei toni usata dal capo gruppo del Pd al Senato Zanda in un’intervista all’‘Avvenire’ contrasta fortemente con il clima di pacificazione che ci siamo imposti. Una cosa è collaborare per superare le emergenze, un’altra sottostare a espressioni che rasentano l’insulto. Nei confronti del governo il Pdl ha preso un impegno chiaro che intende mantenere. Ma non per questo è disposto a tollerare ingerenze da parte del Pd, i cui rappresentanti spesso pontificano in nome di una presunta superiorità morale che in realtà non hanno”.

Mariastella Gelmini – “Le argomentazioni che adduce il senatore Zanda sull’eleggibilità o meno di Berlusconi, leader del centrodestra da poco riconfermato da 9 milioni di italiani, e sull’opportunità che sia nominato oppure no senatore a vita, sono semplicemente provocatorie e del tutto fuori luogo, essendo ora lo scopo di questo governo e della maggioranza che lo sostiene quello di impegnarsi al massimo e con responsabilità per lavorare in un clima sereno così da riuscire a portare a casa le riforme necessarie al paese”.

Altero Matteoli – “La posizione dei 5 Stelle e di Zanda sull’ineleggibilità di Berlusconi, non è una novità: se il Pd la vota è chiaro che andiamo tutti a casa. Il Pd è un nostro alleato e si comporterà di conseguenza, non è che la mattina si può comportare da alleato e il pomeriggio in un altro modo. Comunque il Pdl non ha paura di nulla”.

Alessandro Pagano – “Più che essere il capogruppo dei senatori Pd, Luigi Zanda, rivolgendosi a Silvio Berlusconi con toni che evocano il Terrore giacobino del 1793, sembra piuttosto diventato il portavoce delle Procure, di quelle stesse Procure che da vent’anni perseguono il fondatore e leader del Pdl allo scopo di ‘eliminarlo’ dalla scena politica nazionale”.

Daniela Santanché – “Qualcuno spieghi al Pdl il senso e gli obiettivi delle deliranti e insolenti dichiarazioni del capogruppo del Pd al Senato, Zanda, in merito all’ineleggibilità di Silvio Berlusconi, il presidente del Pdl che ha appena favorito la nascita del governo Letta insieme al partito di Zanda, e sull’inopportunità di nominarlo senatore a vita. Qualcuno ci se stiamo perdendo tempo e ci stiamo impegnando inutilmente su tali temi che noi consideriamo prioritari ed urgenti per il paese”.

Elvira Savino – “Così non va. Nell’interesse del governo, Epifani farebbe bene a richiamare il senatore Zanda ad un maggior rispetto nei confronti del nostro leader Silvio Berlusconi. Qui non si tratta di una battuta infelice detta a caldo, ma di un attacco premeditato in cui abbondano solo pregiudizi e meschinità”.

Renato Schifani – “L’intervista del presidente Zanda su ‘Avvenire’ non facilita il compito del governo Letta. Spiace che il capogruppo del Partito Democratico torni a ribadire, dopo averlo già fatto a inizio legislatura, la sua opinione personale sull’ineleggibilità del presidente Berlusconi, contraddicendo i pronunciamenti più volte espressi dalla competente giunta parlamentare in materia. Ma ancor di più resto sorpreso di fronte alla sua volontà di giudicare la vita altrui in maniera così superficiale, esprimendo una valutazione morale francamente inopportuna. In spregio per di più alla decisione di 10 milioni di italiani, che ritengono il presidente Berlusconi degno di un vastissimo consenso. Così facendo, spiace constatarlo, non si aiuta il processo di pacificazione in atto e si rischia di porre dei paletti invalicabili alla riuscita dell’esecutivo”.

Francesco Sisto – “Ricordo ai colleghi del Pd che stiamo governando insieme e che dobbiamo cercare di dare al Paese stabilità e concretezza di contenuti e di risultati. Riprendere in modo così violento il tema dell’ineleggibilità del Presidente Berlusconi è un andare controcorrente in modo inspiegabile”.

(6) – Imprese, i furbetti a cinque stelle

L’astensione dei deputati “cinquestelle” sul decreto legge per sbloccare i crediti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese (storica battaglia del pdl) votato da tutti gli altri gruppi anche di opposizione, è scivolata via sui media senza commenti, come puro fatto di cronaca, quasi si trattasse di cosa da poco, un’inezia, un dato solo numerico da aggiungere ai tanti atti parlamentari della Repubblica. Non è così.

In apertura della  conferenza stampa del dopo-voto, la capogruppo dei grillini  Lombardi esprimeva la sua soddisfazione perché “finalmente si parla di temi concreti”. Ecco, appunto: alla prova del “primo tema concreto”, gli onorevoli cittadini di Grillo si sono rifugiati nella “furbata”, hanno scelto di non scegliere, di alzare l’asticella per distinguersi (dai detestati partiti), di non dare una risposta alle decine di migliaia di imprese la cui sorte – a parole- è in cima ai loro pensieri. Sarà bene quindi che l’episodio sia ricordato per quello che è: i deputati del Movimento Cinque Stelle, alla prima occasione che si è offerta per “dare credibilità alla politica attraverso la serietà e la concretezza” (Lombardi dixit), non hanno votato a favore del provvedimento che libera miliardi di risorse per le imprese.

Questo è quanto, nero su bianco. Per spiegarlo si sono arrampicati sugli specchi del “metodo” e delle “criticità” del provvedimento che “deve essere perfetto”. Nessuno si nasconde le criticità di un provvedimento complesso, legato anche al problema di trovare la liquidità e di conoscere i numeri certi dell’ammontare di quei crediti. Ma la migliore risposta ai grillini è arrivata da Confindustria, che pure non nasconde le preoccupazioni ma batte su un tasto (serio e concreto, cara Lombardi): “La cosa più importante è il fattore tempo”.

Il provvedimento è stato migliorato, sburocratizzato e reso più efficiente, tutte le possibili e necessarie modifiche si potranno fare nella “fase 2” con la prossima legge di stabilità, ma quel che stava e sta a cuore a tutti è che, segnalano ancora gli imprenditori, “si converta nei tempi previsti”. Questo avverrà il 7 giugno al Senato. Dove il teatrino dei giochi furbi finisce: l’astensione vale come voto contrario. Ma questo i furbetti del Movimento lo sapevano già. E poi blaterano di politica politicante…

(7) – Troppi rischi in caso di rottura

Da La Stampa, a firma  Marcello Sorgi

Stretto tra un’intervista del capogruppo Pd al Senato Zanda che spinge per l’ineleggibilità di Berlusconi e una dichiarazione del capogruppo alla Camera Pdl Brunetta che dà l’ultimatum al governo se non verrà incontro alle richieste del centrodestra, Enrico Letta approda finalmente al Consiglio dei ministri da cui usciranno i primi decreti (taglio dell’Imu di giugno per le prime case, ma non per i capannoni industriali, taglio dello stipendio dei ministri parlamentari, le decisioni più importanti). Il presidente del consiglio ha driblato le polemiche, ricordando che nessuno degli argomenti controversi, a cominciare dalle intercettazioni, fa parte del programma su cui ha ottenuto la fiducia. Dietro di lui, e in pieno appoggio all’esecutivo di larghe intese, si muove il Presidente Napolitano, che anche ieri ha esortato a far meno chiacchiere e più riforme.

La sensazione è che il governo sia condannato, almeno per un po’, a procedere tra resistenze e attacchi paralleli dei due maggiori partiti, al cui interno sono forti le componenti contrarie alla scelta della larga maggioranza. E tuttavia questo non dovrebbe indebolire più di tanto la coalizione, perché sia Berlusconi che Epifani e il vertice del Pd sono consapevoli che non ci sono alternative.

Il Cavaliere in particolare teme che se il Pdl aprisse la crisi, non automaticamente si arriverebbe a un nuovo scioglimento delle Camere: c’è gran movimento all’interno del Movimento 5 stelle e non si può escludere che una parte dei grillini, di fronte alla prospettiva di nuove elezioni, non preferisca trovare un accordo, seppure provvisorio, per un governo di centrosinistra. Nel Pd questa possibilità non é mai stata esclusa, anche se la lezione della sconfitta di Bersani ha rivelato che tra il dire e il fare c’è ancora tanta distanza da ricoprire. Dunque, per ragioni opposte, e per il timore, in caso di elezioni, di perdere il vantaggio ottenuto con il premio del Porcellum, anche il Pd non lavora per una rottura. Resta il rischio che uno qualsiasi degli incidenti quotidiani pregiudichi una situazione di per se incerta.

Che succederà ad esempio domani alla manifestazione della Fiom contro il governo voluta dal segretario Landini? Andrà Epifani, o lascerà campo libero a Vendola e al M5S? E ministri e sottosegretari del Pd, a una settimana dalle polemiche per la partecipazione dei loro colleghi del centrodestra a Brescia al comizio di Berlusconi contro la magistratura, parteciperanno o no? Si prepara un altro week end di passione.

(8) – Intercettazioni, giuste ma tabù

 Da Italia Oggi, a firma  Pierluigi Magnaschi

Il Pdl ha presentato un disegno di legge sulle intercettazioni ed è subito scoppiato il finimondo. Non sul contenuto, che è di civiltà, ma sulla materia che, per definizione, non può essere assolutamente affrontata, come ritengono alcuni ambienti politici e professionali (vedi, ad esempio, quei giornalisti che sono abituati agli scoop con il taglia e incolla. Scoop che danno molta notorietà con poca fatica. Per farli, infatti, basta avere per amico un pm disinvolto, e che origlia per te).

Che la disciplina delle intercettazioni si presti a notevoli abusi a danno delle persone (le persone siamo tutti noi) lo dimostra anche il fatto che la famosa Commissione super partes dei dieci saggi, nominata dal presidente della repubblica Giorgio Napolitano, alla fine del suo primo settennato, aveva indicato, nei punti urgenti che avrebbero dovuto essere affrontati dal nuovo governo (chiunque esso fosse stato), che doveva esserci anche quello di una nuova disciplina delle intercettazioni. I dieci saggi, nell’illustrare la loro proposta, avevano, molto opportunamente, suggerito una «migliore definizione» dell’utilizzo di alcuni strumenti di indagine «più invasivi nei confronti dei diritti fondamentali cioè, ad esempio, le intercettazioni, per le quali deve essere resa cogente la loro qualità di mezzo di ricerca della prova e non di strumento di ricerca del reato». Inoltre, sempre i dieci saggi, nel loro documento finale, precisavano che «occorre porre limiti alla loro divulgazione perché il diritto dei cittadini di essere informati non costituisca il pretesto per la lesione dei diritti fondamentali della persona».

In pratica, con questa lucida e inequivocabile esposizione, i dieci saggi si sono opposti alla cosiddette intercettazioni a strascico (una tecnica, questa, che è vietata persino nella pesca; immaginarsi nella procedura penale che ha a che fare con le persone). E avevano detto sì anche a nuove norme sulla pubblicazione delle registrazioni che figurano negli atti di un’inchiesta. La sinistra è contro perché non viene toccata da questi abusi: avete mai letto, ad esempio, una intercettazione sul caso Mps o su quello Penati? Di tutele quindi il centrosinistra, per il momento, può farne a meno.

(9) – La vecchiaia solca il volto del Pd

Dai giornali di oggi, venerdì 17 maggio

 Il Foglio (Salvatore Merlo) – …Nel Pd avanzano i guastatori, e persino Matteo Renzi, che ieri ha incontrato Letta, ha assunto una posizione ambigua nei confronti di un governo che il giovane sindaco considera forse troppo promiscuo … Nel partito confuso, e attraversato da un profondo tramestio interno, riemerge così, pur nel disordine, la tentazione di un’alleanza berlusconicida con il Movimento 5 stelle. … Il Pd è un mare confuso, come s’intuisce anche dalle parole di Francesco Cundari, l’autore del “Manuale dei giovani turchi”: “Tra dichiarare Berlusconi ineleggibile e farci un governo insieme, personalmente, preferirei una ragionevole via di mezzo”. Ma nel partito si agitano forze che Napolitano teme e intende tenere a bada con la minaccia delle elezioni anticipate (o delle sue dimissioni); mentre a Letta spetta il difficile compito di rilanciare l’iniziativa politica…

La Nazione (Andrea Cangini) – …Ieri, chiamato a rispondere a un’interpellanza in Senato, il sottosegretario Girlanda s’è trovato a fronteggiare le proteste dei Cinquestelle e di Sel. Il Pd non l’ha difeso né avversato: se n’è lavato le mani. Ma il 24 maggio i suoi ministri dovranno rati acare il trattato internazionale s a Torino-Lione e subito dopo la parola passerà al parlamento. Considerando che, come dimostra l’uscita del capogruppo Zanda sull’ineleggibilità di Berlusconi, buona parte del Pd non intende tagliare i ponti verso grillini e vendoliani, sarà interessante vedere quale posizione verrà assunta dal partito. Per ora, siamo alla testa sotto la sabbia. Da Roma, nessun ‘alto’ dirigente del Pd s’è infatti sentito in dovere di solidarizzare pubblicamente con l’operaio ferito. «Il partito mi ha lasciato solo a contrastare i violenti», lamenta il senatore piemontese Stefano Esposito, favorevole all’opera. E se è vero che Gabriele Salvatores girerà un film sui No Tav, rendendo così ‘politicamente corretta’ e indubbiamente ‘di sinistra’ la loro battaglia l’imbarazzo del Partito democratico sarà probabilmente destinato ad acuirsi.

Il Tempo (Francesco Perfetti) – … Poiché non è pensabile che un personaggio politicamente autorevole, qual è Zanda, parli in libertà o, come si dice a Roma “apra bocca e dia fiato”, è evidente che, dietro la sua sortita, debba celarsi qualcosa di più consistente di un mero flatus vocis. Quanto meno perché le sue parole rappresentano una mina per il governo del quale il Pd costituisce un pilastro portante e, al tempo stesso, suonano come una chiara sconfessione di quel clima di collaborazione nell’emergenza imposto dalla gravità della situazione politica ed economica oltre che dalla moral suasion esercitata dal presidente della Repubblica sui partiti. Stando così le cose, l’uscita improvvida del capogruppo dei senatori democratici appare una manifestazione del disfacimento del Pd lacerato da lotte interne, incapace di metabolizzare i continui insuccessi, incerto sulle prospettive di leadership, spiazzato a livello governativo dalle iniziative del Pdl e dall’atteggiamento responsabile di Berlusconi. Essa finisce per offrire un’offa al M5S per saggiare la possibilità di una maggioranza alternativa in nome dell’antiberlusconismo. Ma è un gioco pericoloso. Per il governo, per il Paese e per lo stesso Pd.

La Stampa (Jena) – Dite a Zanda che Berlusconi è già stato eletto e governa insieme a lui.

Corriere della Sera (Pierluigi Battista) – ……Il presidente del Consiglio, nel suo discorso per ottenere la fiducia delle Camere, ha delineato un progetto molto ambizioso, di certo non limitato a poche cose, essenziali e straordinariamen-te «prioritarie». E allora, chi decide se una riforma, un provvedimento, un disegno di legge, sono «prioritari» oppure no? Dove si compila la lista delle cose che si possono e si devono fare e quella delle cose che «non sono nelle priorità» del governo e del Parlamento? Ecco perché l’evocazione del «non prioritario» nasconde, dietro una formula convenzionale e nebbiosa, la soppressione di qualunque elemento possa disturbare il precario equilibrio di governo. Ecco perché non si può e non si deve scegliere, dietro il paravento della «non priorità», qualunque provvedimento che suoni come causa di conflitto tra le parti. Ma questo minimalismo potrebbe essere il principale handicap dl un governo che non può affrontare solo l’ordinaria amministrazione ma deve dimostrare la sua capacità riformatrice. Pena il suo deperimento e il suo sacrificio sull’altare del «prioritario», parola dai mille usi e pericolo di un governo che invece dovrebbe osare di più.

Il Fatto Quotidiano (Paola Zanca) – Berlusconi andrebbe a votare anche domani mattina. I sondaggi vanno benissimo … I fedelissimi di Berlusconi provano a restare quieti, cercando di portare a casa il più possibile da questa legislatura che, dicono, “durerà almeno due anni”. Eppure, i numeri li avrebbero dalla loro parte. Mentre il Pd, dal giorno delle elezioni a oggi, arriva a perdere, secondo alcuni sondaggi, più del 3 per cento; il Pdl galoppa su percentuali di crescita che toccano perfino l’8. Berlusconi, oggi, governa sulla carta il primo partito d’Italia…

La Repubblica (Tommaso Ciriaco) – …Mentre un’anima della Rete accusa Grillo di solleticare sentimenti che sfiorano il razzismo, il comico a cinquestelle sceglie con una mossa sorpresa di “coprire” anche il fianco sinistro del movimento. I cinquestelle, infatti, parteciperanno sabato a Roma alla manifestazione della Fiom di Maurizio Landini…

Il Tempo (Giampaolo Rossi) – … La sinistra italiana è come Dorian Gray: improvvisamente vede la vecchiaia solcare il suo volto che pensava intoccabile dal tempo. Il ritratto di se stessa nascosto in soffitta disegna il tempo trascorso nell’incantesimo dell’immutabilità storica. L’inizio pensato da Veltroni rischia ora di diventare la fine di un ciclo trasformista iniziato 20 anni fa attraversando sigle, simboli e contraddizioni: Pci, Pds, Ds, Ulivo, Unione, falci, martelli, querce, arcobaleni. Dai soldi sovietici a Tangentopoli, dall’Iri a Mps, da Greganti a Lusi, dalle bombe umanitarie in Kossovo al pacifismo militante in Iraq, da Hamas a Obama. Il Pd forse è l’ultimo travestimento di questa sinistra incapace di leggere il mondo. Aspettiamo che si tolga la maschera e sveli cosa vuole realmente essere.

Il Giornale (intervista a Stefano Livadiotti) – …La proposta di riforma (della magistratura, ndr) avanzata all’epoca da Alfano, con la separazione delle carriere, la ridefinizione della disciplina e la responsabilità dei magistrati, era assolutamente giusta … Attendere 1.560 ore di lavoro all’anno, che diviso per 365 vuol dire che lavora 4,2 ore al giorno. Sugli stipendi bisogna vedere caso per caso, perché ci sono molte variabili. Quel che è certo, un consigliere Csm, sommando stipendi base, gettoni, rimborsi e indennizzi, e lavorando 3 settimane su 4 dal lunedì al giovedì, quindi 12 giorni al mese, guadagna 2.700 euro per ogni giorno di lavoro effettivo…

La Nazione (Bruno Vespa) – …La recessione riduce i redditi e anche le imposte, aumenta il numero di cassintegrati e disoccupati e quindi determina maggiori uscite dallo Stato. Minori entrate, maggiori uscite, maggiore debito. Esattamente quel che si vorrebbe evitare. Insomma, o ci danno un po’ di ossigeno o il paese muore soffocato. Quindi bisogna ottenere qualcosa in più dall’Europa: abbiamo fatto bene i compiti a casa (anche se non tutti) e aspettiamo una pausa di ricreazione…