Nella sola Lombardia la carenza si aggirerebbe intorno alle 45mila unità.

La politica, le istituzioni, la nuova giunta regionale lombarda sarà chiamata a dare risposte ai Servizi Sanitari.

Il rischio, qualora non si intervenisse in tempo, è il collasso completo.

Ho avuto modo di confrontarmi con il mondo degli infermieri nelle scorse ore.

Un dialogo proficuo e serrato che ha sedimentato in me la convinzione che è il momento di agire prima che sia troppo tardi a salvaguardia dei lavoratori, gli eroi del Covid dimenticati troppo presto, e dei cittadini che necessitano di cure.

A tal proposito, nonostante le implementazioni e previsioni riguardanti gli infermieri di famiglia, mancano all’appello in #Lombardia circa 45mila unità.

A ciò ovviamente si aggiunge la carenza di medici di medicina generale e dei pronti soccorso.

Una delle questioni principali è che la professione dell’infermiere non è più appetibile: nonostante le competenze e l’impegno si resta fermi sempre allo stesso punto.

Dov’è necessario intervenire?

Una prima risposta potrebbe riguardare l’eliminazione del vincolo di esclusività dal pubblico.

Poi bisogna agire sui percorsi universitari in maniera strutturale: al momento gli iscritti non riuscirebbero a coprire nemmeno i turnover.

I prezzi degli alloggi vanno calmierati.

E dobbiamo recuperare i circa 40mila infermieri che, probabilmente per tutti i motivi sopra esposti, al momento lavorano all’estero.

E’ il momento di dare risposte e di rifinanziare il Sistema Sanitario Regionale e quello Nazionale.

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